USCIRE DALLA PERIFERIA
La vicenda del bioparco (la posizione sfortunata e la conseguente presenza di pochi visitatori all’Expo milanese), segnala una difficoltà, che speriamo sia superata nel giro di poco tempo, nella nostrana capacità di mostrare le nostre eccellenze al mondo. Intendiamoci: non è nulla che non si possa rimediare, ma il fatto che un investitore come la Fiera di Bologna rischi di essere relegato in secondo piano, segnala una marginalità (almeno potenziale). Sicuramente era necessario fare di più la voce grossa. Ma, al di là, delle correzioni — che pure ci saranno — vi è un ragionamento che sorge spontaneo: siamo in grado di saper vendere il nostro meglio sul panorama internazionale? In questi giorni anche la vicenda Lamborghini, nella quale il Presidente del Consiglio ha giocato da protagonista in casa d’altri è un ulteriore elemento che fa affiorare allo stesso tempo opportunità e lacune. La Fiera ora sembra avviata verso un percorso importante di ristrutturazione: la speranza è che i capitali non manchino e che il piano di rilancio sia realizzato in tempi relativamente brevi. Tuttavia, tanti anni di ripiegamento su se stessi hanno creato in molti nostri dirigenti locali un’assuefazione al «localismo» e al «piccolismo». Tutto questo, alla prova dei fatti, si traduce spesso in una difficoltà nell’imporre la propria visione e in un’incapacità nell’osare oltre il limite. Lo vediamo anche nello scarso coordinamento tra le istituzioni nel realizzare le infrastrutture necessarie al potenziamento della Fiera.
Un mancato coordinamento che si è tradotto in forti ritardi di realizzazione. Il nostro recente passato è stato troppo attirato da discussioni dal carattere eccessivamente localistico, facendo prima di tutto trasparire una difficoltà nel disegno di una strategia di sviluppo futura. Siamo ora a un punto di svolta: l’occasione dell’Expo non può andare persa e quindi auspichiamo che una reazione (anche forte) da parte della nostra Fiera ci sia. Ma al tempo stesso è necessario che Bologna e l’Emilia-Romagna sappiano fare quel salto di qualità che ci ponga in una posizione di non subalternità rispetto ad altre realtà nazionali che, quando necessario, riescono ad attirare un’attenzione maggiore. La privatizzazione dell’aeroporto è una buona occasione: speriamo non sia un fuoco di paglia e che sia foriera di dinamismo e attenzione anche sulla Fiera e altre realtà importanti della nostra regione. La sfida prossima per la Fiera è l’aumento di capitale e un progetto (anche ambizioso) di sviluppo: per uscire da una situazione di difficoltà e di rischio di subalternità. Bisogna, però, che ci credano tutti.