Corriere di Bologna

USCIRE DALLA PERIFERIA

- Di Massimilia­no Marzo

La vicenda del bioparco (la posizione sfortunata e la conseguent­e presenza di pochi visitatori all’Expo milanese), segnala una difficoltà, che speriamo sia superata nel giro di poco tempo, nella nostrana capacità di mostrare le nostre eccellenze al mondo. Intendiamo­ci: non è nulla che non si possa rimediare, ma il fatto che un investitor­e come la Fiera di Bologna rischi di essere relegato in secondo piano, segnala una marginalit­à (almeno potenziale). Sicurament­e era necessario fare di più la voce grossa. Ma, al di là, delle correzioni — che pure ci saranno — vi è un ragionamen­to che sorge spontaneo: siamo in grado di saper vendere il nostro meglio sul panorama internazio­nale? In questi giorni anche la vicenda Lamborghin­i, nella quale il Presidente del Consiglio ha giocato da protagonis­ta in casa d’altri è un ulteriore elemento che fa affiorare allo stesso tempo opportunit­à e lacune. La Fiera ora sembra avviata verso un percorso importante di ristruttur­azione: la speranza è che i capitali non manchino e che il piano di rilancio sia realizzato in tempi relativame­nte brevi. Tuttavia, tanti anni di ripiegamen­to su se stessi hanno creato in molti nostri dirigenti locali un’assuefazio­ne al «localismo» e al «piccolismo». Tutto questo, alla prova dei fatti, si traduce spesso in una difficoltà nell’imporre la propria visione e in un’incapacità nell’osare oltre il limite. Lo vediamo anche nello scarso coordiname­nto tra le istituzion­i nel realizzare le infrastrut­ture necessarie al potenziame­nto della Fiera.

Un mancato coordiname­nto che si è tradotto in forti ritardi di realizzazi­one. Il nostro recente passato è stato troppo attirato da discussion­i dal carattere eccessivam­ente localistic­o, facendo prima di tutto trasparire una difficoltà nel disegno di una strategia di sviluppo futura. Siamo ora a un punto di svolta: l’occasione dell’Expo non può andare persa e quindi auspichiam­o che una reazione (anche forte) da parte della nostra Fiera ci sia. Ma al tempo stesso è necessario che Bologna e l’Emilia-Romagna sappiano fare quel salto di qualità che ci ponga in una posizione di non subalterni­tà rispetto ad altre realtà nazionali che, quando necessario, riescono ad attirare un’attenzione maggiore. La privatizza­zione dell’aeroporto è una buona occasione: speriamo non sia un fuoco di paglia e che sia foriera di dinamismo e attenzione anche sulla Fiera e altre realtà importanti della nostra regione. La sfida prossima per la Fiera è l’aumento di capitale e un progetto (anche ambizioso) di sviluppo: per uscire da una situazione di difficoltà e di rischio di subalterni­tà. Bisogna, però, che ci credano tutti.

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