Asili, la spinta dei Quartieri
L’ipotesi di liberalizzare Il dibattito sulle aperture estive e festive dopo l’accelerazione di Merola I presidenti: «Le famiglie vogliono orari flessibili». E l’Usb già sciopera
«Sono cambiate le esigenze dei genitori, inutile negarlo», ha detto il sindaco aprendo alla possibilità di liberalizzare gli orari di nidi e materne, sperimentando soluzioni innovative come weekend, turni serali, sabato e mesi estivi.
E i presidenti di Quartiere rispondono sì alla chiamata. Anche se la gestione dei servizi educativi comunali è passata all’Istituzione Scuola, i Quartieri restano le sentinelle sul territorio. «L’idea del servizio legato alle 40 ore lavorative dal lunedì al venerdì è troppo rigida — ammette Daniele Ara, del Navile —. Bisogna capire i bisogni delle famiglie e avviare nuove sperimentazioni». Poi, però, c’è il tema di dove trovare le risorse. Intanto l’Usb ha indetto uno sciopero per giovedì.
La strada è in salita, ma il cammino è avviato. « Sono cambiate le esigenze dei genitori, inutile negarlo», ha detto il sindaco Virginio Merola aprendo alla possibilità di liberalizzare gli orari di apertura di nidi e materne, sperimentando soluzioni innovative come weekend, turni serali, sabato e mesi estivi. E i presidenti di Quartiere rispondono positivamente alla chiamata. Anche se dall’anno scorso la gestione dei servizi educativi comunali è passata all’Istituzione Educazione Scuola, i Quartieri restano le sentinelle sul territorio. «Conosciamo le esigenze delle mamme e dei papà — dice Ilaria Giorgetti, presidente del Santo Stefano —, ma non abbiamo più gli strumenti per dare risposte». Anche se fino a oggi di risposte a un mondo del lavoro che cambia i Comuni hanno potuto darne poche: «L’idea del servizio legato alle 40 ore lavorative dal lunedì al venerdì è troppo rigida — ammette Daniele Ara, del Navile —. Bisogna capire i bisogni delle famiglie e avviare nuove sperimentazioni». Per esempio nei mesi estivi: proprio al Navile l’asilo Pollicino resta aperto anche ad agosto. «Non stiamo dicendo agli educatori comunali che devono lavorare il sabato e d’estate, non creiamo allarmismi, ma i servizi vanno resi flessibili».
Il sindacato Usb, invece, che per il 4 giugno ha indetto lo sciopero di tutti i lavoratori dei servizi sociali comunali per rivendicazioni legate alle condizioni di lavoro e di salario, annuncia la levata di scudi: «Le scuole e i nidi non sono supermercati ma luoghi educativi — scrive il sindacato di base del Pubblico Impiego in una nota —. Scioperiamo contro le aperture di sabato e domenica».
Ma la vicepresidente della Regione Elisabetta Gualmini, che ha fatto da apripista sul tema, «ha guardato in faccia la realtà», secondo la presidente del quartiere Savena Virginia Gieri. «Nella sinistra è radicato il convincimento che i nidi e le scuole materne siano un servizio per il bambino e questo ha portato, dagli anni ‘70, a pensare soluzioni ormai troppo rigide, per quanto di elevata qualità. Ma bisogna ampliare la discussione — prosegue—, spogliandosi dei pregiudizi: la realtà ci dice che, tenendo al centro i bisogni del bambino, i servizi educativi rispondono a un bisogno delle famiglie». E la vita della famiglie è indiscutibilmente cambiata da quando il sistema dei servizi all’infanzia dell’Emilia-Romagna, seppure all’avanguardia, è stato pensato. «Molti genitori si lamentano del tempo pieno – spiega la Gieri – ma avrebbero bisogno di asili aperti al sabato». La maggior parte dei bambini oggi esce alle 16.30: «Abbiamo sperimentato che non tutti entrano alle 7.30 ed escono alle 17.30 dalle materne comunali, per esempio — prosegue Roberto Fattori, presidente del quartiere Saragozza —. E allora è necessaria un’analisi profonda dei bisogni dell’utenza. Va benissimo sperimentare nuove aperture, ma prima analizziamo dove ce n’è bisogno e quali sono i costi. In molti casi i genitori avrebbero bisogno di meno ore di apertura durante la giornata ma spalmate su cinque giorni e su un arco temporale più lungo». Tutto questo, ovviamente, ha dei costi. «Le famiglie — spiega Ara — coprono solo il 40% del servizio». E allora il ricorso al privato in convenzione sarà fondamentale. «Ma i nidi, come le scuole, sono luoghi pubblici — osserva Milena Naldi, del San Vitale —. Ripensiamo il funzionamento in chiave di bene pubblico, che dovrebbe essere sempre aperto e fruibile». Fondamentale prima di qualsiasi proposta, sottolinea il presidente del San Donato Simone Borsari, «avviare un processo di consultazione delle famiglie».
Ara Le famiglie coprono solo il 40 % dei costi del servizio