Corriere di Bologna

Il villaggio dimenticat­o con gli eredi degli esuli

Dietro ai Prati di Caprara, nel nulla, vivono ancora gli eredi dei profughi. In casette senza gas

- Di Fernando Pellerano

Dietro ai Prati di Caprara, nascosto fra la fitta vegetazion­e e la ferrovia, c’è il Villaggio Giuliani. Un microcosmo dove vivono gli eredi degli esuli giuliani scappati alla fine della seconda guerra mondiale, in casette semplici e senza il gas. Un luogo dove il tempo sembra essersi fermato al 1946.

Arrivarono disperati alla fine della guerra, cacciati da Tito, e dopo 70 anni i loro nipoti vivono ancora lì, in quelle casette gialle e malmesse. Siamo ai confini del mondo, in un buco sperduto della città, avvolti nella natura senza rumore, fra i Prati di Caprara e i binari della stazione ferroviari­a, alla fine della pista ciclabile (quasi europea) di via del Chiù: è il Villaggio Giuliani di via Burgatti.

Un pezzo di terra e di vita dimenticat­o da tutto e da tutti, ma che quando volge lo sguardo a sud scorge il profilo inconfondi­bile di San Luca.

Villaggio Giuliani, non il cognome di qualche illustre personaggi­o, ma del popolo in fuga dalle regioni un tempo italiane conquistat­e dall’Esercito popolare di Liberazion­e della Jugoslavia. Una tragedia. Il villaggio è un luogo sospeso nel tempo, un po’ selvaggio, che sa di campagna, ma con gli odori della ferrovia e la città a portata di mano: 10 minuti di pedalate nel silenzio, con la fitta vegetazion­e da una parte e un infinito murales colorato dall’altra, e all’improvviso sei a Porta Saffi.

Viene chiamato così, Villaggio. Un micro quartiere di piccoli magazzini costruito dagli Alleati per stoccare le merci (forse anche armi) da spedire poi con i treni. Ora lì si fa la manutenzio­ne dei vagoni. Quando l’esercito Usa tornò in patria, arrivarono i profughi giuliani ai quali invece la patria l’avevano scippata. Famiglie comunque di ferrovieri. Come Bruno Bradaschia, sposato con Bruna Gruvosin, entrambi di Gorizia. La figlia vive ancora lì e insieme c’è il nipote, Roberto, nato nel 1972, cameriere, bolognese, certo. «Sono cresciuto insieme ai bambini delle altre famiglie, in mezzo ai prati, ai treni, le gite in bici, le partite di pallone, la frutta per fare la marmellata. Quelle due casette erano le due lavanderie». Gli spiazzi non mancano e sono ancora sterrati. Niente asfalto al Giuliani. Un Villaggio in fondo al nulla. È il bello e il brutto di questo posto.

Il Comune nel 2013 ricordò, con tanto di lapide, l’omonimo villaggio di San Donato (abbattuto fine anni 80), ma questo no: questo non esiste. «L’illuminazi­one arriva da quel grande faro che c’è sui binari, perché i lampioni dell’autostrada messi dal Comune consumano troppo». Staccati. Il gas qui non arriva. «Ci riscaldiam­o con i condiziona­tori e le cucine sono elettriche. Abbiamo il doppio voltaggio». Un altro mondo, con la fermata del bus a mezzo chilometro.

Siamo sopra il sottopasso che porta a Lame: «Le auto corrono qui sotto e quelli sono i fili sospesi dell’Enel e di Telecom…». Dietro casa sua altri edifici malmessi. «Ce n’erano molti di più, ma la proprietà (Sistemi Urbani, la società immobiliar­e di Trenitalia) quando si liberano o le rade al suolo o ne sfonda i tetti e le mura perché non vengano occupate abusivamen­te». I canoni sono quasi simbolici: 170 euro per 90 metri quadri. «Ma siamo soli soli, eh». Però non mancano curiosi che chiedono di case sfitte o in vendita, pronti a trasferirs­i. Il posto è singolare. «Perché alla fine si sta bene, ci conosciamo tutti… (i nipoti dei primi profughi). Lì ci sono i Modesti, poi i Dondarini, e ancora Norberto, Mario, Lorenzo…». Cresciuti insieme negli anni, attenti a non entrare nei Prati di Caprara un tempo militari. «Ora ci sono gli zingari che però vicino a casa, cioè qui, non dovrebbero rubare. L’altro giorno hanno quasi mandato a fuoco il bosco per fare una grigliata».

Si dice che Sistemi Urbani voglia liberare il Villaggio, sfrattare tutti offrendo alternativ­e abitative: «Noi, a differenza di altre famiglie, non troviamo i documenti e non ci ritengono profughi » , racconta Bradaschia. Le carte… In Comune stanno disegnando il Poc della zona (enorme) che verrà adottato a fine anno. Forse qui ci sarà la nuova stazione del Sistema ferroviari­o metropolit­ano. Tutto cambia, tutto si trasforma, ma nel Villaggio Giuliani siamo ancora fermi al 1946. Il fascino indiscreto dell’abbandono.

Siamo cresciuti insieme in mezzo a prati e treni, non andrei mai via

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 ?? Nel verde ?? L’ingresso di due casette di proprietà di Sistemi Urbani, società immobiliar­e di Trenitalia, dove vivono gli eredi degli esuli: le case sono spesso malmesse e manca il gas, ma il posto è immerso nel verde: è molto suggestivo
Nel verde L’ingresso di due casette di proprietà di Sistemi Urbani, società immobiliar­e di Trenitalia, dove vivono gli eredi degli esuli: le case sono spesso malmesse e manca il gas, ma il posto è immerso nel verde: è molto suggestivo

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