De Maria: «Renzi ha ragione Libertà di voto in aula solo sui temi di coscienza»
C’era anche il parlamentare della sinistra Pd Andrea De Maria, al Nazareno, nella notte che consegnato al Pd cinque Regioni su sette, ma anche la sconfitta in Liguria e un deciso calo nei consensi. E non è affatto sorpreso dell’aut aut del segretario Matteo Renzi, determinato a finirla una volta per tutte con la presenza di «un partito nel partito», «corrente organizzata» che non vota i provvedimenti decisi a maggioranza e non tira alle elezioni. De Maria, e non da oggi, insieme al gruppo che fa riferimento al presidente del Pd Matteo Orfini guida una battaglia (anche generazionale) per sancire il principi o di poter essere una minoranza, comunque leale verso chi guida il partito.
Onorevole, che ne pensa del richiamo di Renzi?
«Ha ragione. Io su questo punto, e i voti in Parlamento sono lì a testimoniarlo, ho sempre avuto un’idea molto chiara».
Ce la spieghi.
«Quando si sta in un partito ci si batte tutti per il successo di questo partito e si rispettano le regole che quel partito si dà. Si possono avere idee e posizioni diverse, ma quando la maggioranza del gruppo decide poi si va in aula e si vota tutti insieme».
Lei, insieme ad Orfini, ha lavorato alla legge sui partiti per la piena applicazione dell’articolo 49 della Costituzione e sta lavorando a un nuovo regolamento per disciplinare la vita interna del Pd. Prevedete che chi non vota come il gruppo venga espulso?
«Non è questo il punto e comunque dobbiamo ancora arrivare a questo tema. Ma il principio dev’essere chiaro ed è davvero importante per tutti: si può certamente inserire una serie di temi sui quali si accetta un voto di coscienza».
Ma il Jobs act e l’Italicum non paiono temi su cui ci può essere un voto di coscienza.
«E infatti io li ho votati entrambi. La legge elettorale l’ho votata convintamente, sul Jobs act avevo delle riserve ma mi sono attenuto alle indicazioni del gruppo».
Cosa che non ha fatto il vostro capocorrente, Gianni Cuperlo, che sarà l’ospite d’onore alla festa di Calderara.
«Sì è vero, ma anche se non voglio parlare per lui, sono convinto che l’idea di regolamentare questo tema troverà un ampio consenso e anche il suo».
Come giudica l’iniziativa presa da Rosy Bindi, esponente del Pd e presidente della commissione nazionale Antimafia, alla vigilia del voto regionale?
«Non ho affatto condiviso la sua azione, anche per il ruolo istituzionale che ha».
A parte gli ospiti illustri, lei è consapevole che molti dei partecipanti alla due giorni di Calderara non vedono l’ora di liberarsi del premier Matteo Renzi?
«Però la manifestazione l’organizziamo noi e abbiamo tutto il diritto di dire qual è la nostra linea politica e come la pensiamo sulla questione». E qual è? «Noi pensiamo che chi è di sinistra deve stare nel Partito democratico, io non rinuncio a portare avanti le idee e i valori della storia della sinistra, ma non lavoro contro il mio partito e contro il mio governo. Anzi, abbiamo una grande responsabilità verso il Paese, anche perché governiamo la maggioranza delle Regioni oltre al Paese».
Quelli che hanno seguito Pippo Civati nell’avventura di Possibile non sono dunque i benvenuti alla vostra kermesse?
«La nostra opzione politica è completamente diversa da quella di Pippo Civati, non c’entriamo proprio niente. Noi siamo e rimaniamo nel Partito democratico».