Corriere di Bologna

Il piede piatto nel bambino Quando la soluzione è facile e sta tutta in una vite

L’Istituto ortopedico Rizzoli opera 600-700 pazienti all’anno L’intervento dura mezz’ora ed è consigliat­o tra gli 8 e i 12 anni

- Marina Amaduzzi marina.amaduzzi@rcs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Tutti nasciamo con i piedi piatti. A qualcuno però questa malformazi­one non si corregge in modo naturale nei primi 6-7 anni di vita. Per qualcuno diventa anche fonte di dolore. In genere il primo passo è l’adozione di un plantare. Se non riesce a correggere il piede in modo efficace, e se il bambino cammina male o presenta dolore, si valuta l’intervento.

L’Istituto ortopedico Rizzoli opera tra i 600 e i 700 pazienti all’anno. «Negli ultimi dieci anni abbiamo impiantato 8.000 viti per correggere il piede piatto, compresa l’attività negli ambulatori che gestiamo a Piacenza, Guastalla a Imola», spiega Stefano Stilli, direttore dell’Ortopedia pediatrica e traumatolo­gica, «circa 800 viti messe e anche tolte. Impiantiam­o infatti una vite in titanio brevettata da noi, che ha uno spessore di 6,5 millimetri e una lunghezza tra i 2,5 e i 3,5 centimetri. Si possono usare anche materiali riassorbib­ili in 6-7 mesi ma preferiamo quel tipo di vite perché dà risultati migliori e viene rimossa dopo due anni e mezzo, con un intervento sempliciss­imo».

Al Rizzoli il piede piatto, un’operazione consigliat­a tra gli 8 anni e mezzo e i 12 anni e mezzo, viene trattato in day surgery. I bambini entrano al mattino, sono accompagna­ti dai genitori in sala operatoria, alle 14 è tutto finito e alle 17 vanno a casa. Ogni mese vengono dedicate cinque sedute a questo problema, 45 pazienti a volta. Di cosa si tratta esattament­e? «Viene fatta una piccola incisione nel seno del tarso e viene avvitata una piccola vite all’interno dell’astragalo, un osso della caviglia — spiega Stilli —, la parte terminale della vite, che presenta un’ingombro maggiore (di solito sferica), viene a trovarsi in questo modo nel seno del tarso e si oppone in questa maniera alla pronazione del calcagno (osso del tallone), correggend­ola e facendo risalire la volta plantare. Il piede piatto sintomatic­o o molto grave, di terzo o quarto grado, che può portare a una ridotta mobilità o a una ridotta attività sportiva, è deputato all’intervento».

L’operazione in sé dura mezz’ora. Al bambino viene poi fatto indossare un tutore, detto walker, una sorta di scarpone che gli consente di camminare senza compromett­ere l’esito dell’intervento. Lo tiene per tre settimane, quindi per due mesi fa un’attività fisica limitata al nuoto e alla cyclette con una calzatura tipo da basket. Quindi torna alla vita normale. L’intervento ha anche natura preventiva, per evitare patologie come l’artrosi al piede o alle ginocchia ed interventi di maggiore entità in età adulta.

Per una visita gratuita al Rizzoli l’attesa è di circa un anno, consideran­do che «l’ortopedia

Negli ultimi dieci anni abbiamo impiantato 8.000 viti in titanio che hanno una lunghezza variabile tra i 2,5 e i 3,5 centimetri

pediatrica fa sette ambulatori alla settimana con 35 pazienti prenotati su ogni ambulatori­o», spiega Stilli. La diagnosi è sia clinica, cioè il paziente deve essere valutato anche sul podometro, strumento che consente di vedere il reale appoggio del piede, che radiologic­a. L’attesa per il ricovero è di un anno in regime ordinario e 18 mesi in day surgery. «L’intervento è semplice — conclude Stilli —, in genere dà buoni risultati ma qualche problema può darlo».

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