Corriere di Bologna

Sofferenza indicibile, ma il Bologna è in finale

L’Avellino vince 2-3 ma è eliminato. Decisivi i gol di Acquafresc­a e Cacia, poi la traversa salva i rossoblù

- De Carolis Mossini

Una sconfitta che vale una finale. Il Bologna perde 2-3 contro un Avellino mai domo, ma conquista un posto nell’ultimo atto dei playoff. In finale i rossoblù troveranno il Pescara che ha eliminato il Vicenza.

Che sofferenza però al Dall’Ara, dove gli irpini sono usciti tra gli applausi dopo una gara eroica. In vantaggio quasi subito sono stati ripresi dal gol di Acquafresc­a. L’Avellino ha trovato la forza di riportarsi in vantaggio, poi Cacia ha pareggiato. Il finale è stato al cardiopalm­a con il 3-2 dell’Avellino firmato da Kone e la traversa finale di Castaldo. Rossoblù avanti, dopo aver rischiato.

Sconfitti e vincenti. Il Bologna va in finale playoff e arriva a due passi dalla serie A. Si troverà davanti il Pescara che ha eliminato il Vicenza. Hanno rischiato e parecchio i rossoblù, battuti 2-3 da un Avellino che la qualificaz­ione se l’era giocata con il ko interno e l’ha vista sfumare per un tiro sulla traversa di Castaldo all’ultimo giro d’orologio.

Il miracolo regala al Bologna il passaggio del turno, anche in virtù del miglior piazzament­o in campionato. Una mano l’ha data il portiere Frattali, un vero doppiogioc­hista: fenomeno prima e sciagurato poi nel regalare a Cacia la palla del momentaneo 2-2, quella che ha raddrizzat­o il match.

È stata la partita delle rinascite, di Acquafresc­a su tutti, in gol dopo una vita e per un attimo di Cacia. Scioccamen­te polemico dopo la rete. La sconfitta non appanna la gioia, ma acuisce i timori. Esce frantumata dai dubbi la giovane difesa, si conferma da bollino rosso la condizione fisica. Il futuro si scriverà a breve e potrebbe essere dolcissimo, ma pure da incubo se non si cambierà registro.

Basta poco per capire che l’Avellino non è in gita, s’approccia piuttosto alla partita come un marine armato fino ai denti e deciso ad assediare la postazione rossoblù. A difendere il tesoretto del gol d’andata di Sansone c’è la meglio gioventù del Bologna, con i tre poco più che ventenni (Mbaye, Ferrari e Masina) e il greco Oikonomu con appena 23 primavere alle spalle. Con Gastaldell­o infortunat­o e Maietta non al meglio, il tecnico Rossi non aveva altra scelta, ma la linea verde si trasforma presto nel cimitero delle speranze. Il vecchio volpone di Zito accende in fretta il fuoco per sciogliere il muro di burro della retroguard­ia bolognese. In un amen i lupi avellinesi sbranano le giovani pecorelle rossoblù. Sulla prima rete il pasticcio lo avvia Mbaye e lo chiude Ferrari, spaventato dal ringhio di Trotta, lesto a sbattere in gol il cross di Zito.

Il calcio è il gioco del diavolo, spietato e cinico. È però pure quello delle favole e delle rivincite. Il Bologna trasecolat­o e smarrito è scosso dalla sorgente di Acquafresc­a, secca dal 6 dicembre (ultimo gol a Catania) e tornata a sgorgare e a dissetare i rossoblù nel deserto. Imbeccata da un filtrante di Krsticic, la punta fa zampillare, con un diagonale tirato con la stecca da biliardo, il pareggio. Non è lo stesso Acquafresc­a che meno di un mese si fece parare il rigore proprio dal portiere dell’Avellino, condannand­o i rossoblù ai playoff.

L’1-1 calma i 20 mila del Dall’Ara, il Bologna – fortunatam­ente — si agita e schiaffegg­ia l’Avellino con la violenza di chi le ha prese e ha una gran voglia di darle indietro. Una, due, tre palle gol e l’occasionis­sima di Acquafresc­a a schiantare di testa sul portiere il possibile e meritato raddoppio. Dopo aver servito il suo quarto centro stagionale, sarebbe stata troppa grazia per lo steward gentile dell’area di rigore.

La cortesia di non giustiziar­e il nemico lo rianima. Masina è un ragazzone ancora troppo morbido per sellare quel cavallo pazzo di Trotta: la girata in area della punta biancoverd­e è una fucilata al cuore rossoblù e vale l’1-2. Il colpo è mortale pure per Acquafresc­a che si infortuna.

Si ricomincia la ripresa con il poco amato Cacia in avanti e tanto scetticism­o. È la giornata dei risvegli però e anche degli errori colossali. Il portiere dell’Avellino Frattali, il miglior in campo fin lì, svirgola un innocuo pallone. Cacia da 25 metri inventa un pallonetto lento lento ma veloce abbastanza da finire in rete e far riporre — per un attimo — la scatolina degli ansiolitic­i. Il bomber festeggia con un polemico giro di campo il 12° gol stagionale. Le sue ma- ni non vanno al cielo, ma a rivolgere allo stadio festante il gesto del «parlate troppo». Inutili sceneggiat­e, la cattiveria basta metterla in campo non in bocca, ma si sa i giocatori sono pagati per far gol, aspettarsi di più da menti difficilme­nte illuminate è sempre troppo.

Il pari non chiude il match. Rossi capisce e piazza dietro l’esperto Maietta e la difesa a tre. Non basta a tumulare l’Avellino spinto dalla forza fisica e dal gol degno di una finale di Champions di Kone: un colpo al volo sotto l’incrocio con una girata alla Cristiano Ronaldo: 2-3. Non è l’ultimo atto, perché serve al traversa oltre la mano de Dios a bloccare il tiro di Castaldo e la furia degli irpini, cui va dato atto di aver giocato una partita eroica. Il Bologna perde, ma è in finale. Il Dall’Ara sportivo applaude a lungo: l’Avellino. E ora può sognare il ritorno in serie A.

 ??  ?? Sconfitta, festa e polemiche. A sinistra l’allenatore Delio Rossi a fine gara, a destra l’attaccante Daniele Cacia
Sconfitta, festa e polemiche. A sinistra l’allenatore Delio Rossi a fine gara, a destra l’attaccante Daniele Cacia
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 ??  ?? Folla Dopo 95 minuti di angoscia e sofferenza, il Bologna festeggia l’approdo alla finale dei playoff nonostante il ko contro l’Avellino
Folla Dopo 95 minuti di angoscia e sofferenza, il Bologna festeggia l’approdo alla finale dei playoff nonostante il ko contro l’Avellino

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