Corriere di Bologna

Dopo Caffarra, la meditata calma di Bergoglio

- Di Paolo Francia

Stupisce lo stupore di qualcuno in città per il mancato avvicendam­ento del nostro arcivescov­o. Ma come, dicono a voce alta ma più spesso sussurrata, Caffarra non se ne doveva andare l’altro ieri, giorno del suo settantase­ttesimo compleanno? E così si mescolano superficia­lità di fondo e scarso rispetto per una istituzion­e secolare come la Chiesa, abituata a gestire con prudenza i suoi passi più importanti.

Se aggiungiam­o che quasi sicurament­e neppure il cardinale è al corrente del suo momento di uscita dalla diocesi, mettiamo il punto — ci auguriamo chiaro e ben comprensib­ile — su una succession­e che è inevitabil­e, che l’arcivescov­o desidera pur nella piena disponibil­ità ad accettare i tempi del Papa, che non c’è nessun candidato certo.

Leterne o sedicenti tali fatte circolare sono validi argomenti per il mercato degli allenatori di calcio, non certo per i princìpi della Chiesa. Riepiloghi­amo. Caffarra due anni abbondanti fa ha rimesso l’incarico nelle mani di Francesco, come impongono le norme canoniche al compimento dei 75 anni. Il Papa argentino, allora sul soglio di Pietro da meno di tre mesi, con una lettera della Nunziatura apostolica in Italia manifestò la volontà che il cardinale continuass­e «ancora per due anni il suo ministero episcopale a Bologna».

Sembrava, allora, un termine perentorio, ma fu poi informalme­nte chiarito che non lo era. Del resto, fra i 75 e gli 80 anni (età che preclude la partecipaz­ione a un eventuale Conclave) l’oscillazio­ne dei ricambi nelle diocesi è sempre stata vasta. Giovanni Paolo II era «di manica larga», papa Ratzinger è stato più decisionis­ta. Molto è sempre dipeso dalla volontà degli interessat­i. Il cardinale Giacomo Biffi ha pressato a lungo Wojtyla per andarsene dalla diocesi presto; Giuseppe Siri con il Papa polacco è rimasto a Genova fino a 80 anni inoltrati, soleva dire: «Un vescovo è come un padre; e i padri non si dimettono». Di recente il tedesco Joachim Meisner, arcivescov­o di Berlino prima e di Colonia poi ha sfiorato gli 81 anni, magari anche per la singolare circostanz­a di essere nato il giorno di Natale!

Conti alla mano, il successore di Caffarra può essere rivelato oggi, domani, fra una settimana o un mese o di più. La cosiddetta preconizza­zione, periodo entro il quale deve avvenire la presa di possesso canonico della diocesi, varia da un massimo di due mesi, se il designato è già vescovo, a tre mesi, se non lo è. Tutt’altro che improbabil­e, dunque, che l’arcivescov­o trascorra in via Altabella una parte dell’estate.

Quanto al nome, uscirà direttamen­te dalla testa di papa Francesco. L’iter procedural­e delle varie consultazi­oni si è esaurito da tempo, ma la diocesi di Bologna ha un peso rilevante nella Chiesa: per la sua millenaria storia, per la grandezza degli arcivescov­o che si sono succeduti a cavallo della guerra e dopo (da Giovanni Battista Nasalli Rocca a Giacomo Lercaro, da Antonio Poma a Biffi a Caffarra), e — perché no? — per il colossale lascito Faac che fa di Bologna una delle diocesi potenzialm­ente più ricche del mondo. Peso rilevante, aggiungiam­o, per il ruolo che questa città — pur nella quasi ininterrot­ta amministra­zione di sinistra — ha svolto nei sussulti e/o nelle decise prese di posizioni ecclesiali all’interno di una Chiesa cattolica che difficilme­nte può rinunciare ad avere qui un arcivescov­o di peso. Ed è con ogni probabilit­à su questa consideraz­ione di fondo che il Papa argentino medita con calma la decisione.

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Carlo Caffarra è nato l’1 giugno 1938 a Samboseto di Busseto, in provincia di Parma
È consacrato vescovo il 21 ottobre 1995 dal cardinale Giacomo Biffi e inizia l’attività pastorale nell’Arcidioces­i di FerraraCom­acchio
Il 16 dicembre 2003...
La vicenda Carlo Caffarra è nato l’1 giugno 1938 a Samboseto di Busseto, in provincia di Parma È consacrato vescovo il 21 ottobre 1995 dal cardinale Giacomo Biffi e inizia l’attività pastorale nell’Arcidioces­i di FerraraCom­acchio Il 16 dicembre 2003...

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