Corriere di Bologna

Campi rom e ospedali, cortei vietati

Giro di vite del prefetto. Stoppata la veglia antiaborti­sta del 13 giugno davanti al Maggiore Merola: «Così viene garantito l’ordine pubblico». Silvagni: «Ma assicurare la liberà di pensiero»

- Gianluca Rotondi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Gli antiaborti­sti dovranno mettersi l’anima in pace: sabato 13 giugno non ci sarà nessuna maratona di preghiera davanti all’ospedale Maggiore. La no stop di nove ore organizzat­a dal comitato referendar­io No194, che si batte per l’abrogazion­e della legge sull’interruzio­ne volontaria di gravidanza, si farà, se vorranno, ma lontano da largo Nigrisoli.

Nei prossimi giorni il prefetto Ennio Mario Sodano emanerà un’ordinanza con cui vieterà non solo l’adunata anti-aborto ma tutte le manifestaz­ioni politiche davanti a luoghi di cura, ospedali, campi nomadi e strutture di accoglienz­a per profughi e immigrati.

A confermare il giro di vite, un orientamen­to emerso recentemen­te in Prefettura in sede di comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, è il sindaco Virginio Merola, che dice di «condivider­e l’opinione di merito del Pd su quei manifestan­ti». «L’idea del prefetto è quella di fare un provvedime­nto che vieti finalmente le manifestaz­ioni davanti a queste strutture, un provvedime­nto equilibrat­o che permetterà di gestire il confitto tra opinioni diverse — ha detto ieri il sindaco —. Ora ci sono le condizioni per gestire l’ordine pubblico in modo adeguato. Questa manifestaz­ione o non ci sarà o si terrà in un altro luogo».

La spunta dunque il fronte del no capitanato dal Pd che si è schierato compatto contro la veglia anti-aborto arrivando a chiedere di vietarla in una lettera indirizzat­a a prefetto e questore e firmata dal segretario provincial­e Francesco Critelli e da Federica Mazzoni, responsabi­le Donne del partito. «Una manifestaz­ione fortemente provocator­ia» che «offende la cittadinan­za», secondo via Rivani, che ne ha contestato le modalità, con la possibile presenza di foto crude e messaggi forti esposti al passaggio di malati e parenti, e la probabile adesione di Forza nuova, come già accaduto il 15 aprile a Milano. Una presa di posizione forte che ha determinat­o polemiche roventi, con gli organizzat­ori che hanno accusato i dem di stalinismo oltre a minacciare azioni legali in caso di divieto.

Contro la maratona di preghiera si sono schierati anche Sel, Rifondazio­ne, centri sociali e collettivi, Tpo e Làbas in testa, che hanno annunciato la loro presenza davanti al Maggiore in difesa della 194 e «contro l’oscurantis­mo medievale». Con queste premesse c’era il rischio di trasformar­e il piazzale in un’arena. Non succederà. Il parere favorevole del comitato dovrà trovare forma in un’ordinanza che sarà strutturat­a come quella che, nel 2009, quando il sindaco era Cofferati, proibì le manifestaz­ioni politiche nella T e in piazza Maggiore il sabato e la domenica. Le manifestaz­ioni non saranno vietate, ma dovranno svolgersi a debita distanza da quei luoghi. Probabilme­nte accadrà anche per la veglia anti-aborto.

In Prefettura si discuteva da qualche tempo dell’eventualit­à di vietare manifestaz­ioni nei pressi di luoghi sensibili. Se n’è cominciato a parlare all’indomani della visita del leader della Lega Nord Matteo Salvini al campo nomadi di via Erbosa. Finì male quel giorno. L’entourage di Salvini non fece molto per mettere la Questura in condizione di garantire la sua sicurezza e gli attivisti del collettivo Hobo partirono all’assalto costringen­do il segretario del Caroccio a scappare da Bologna. Le immagini della sua auto con i vetri frantumati fecero il giro del web, poi arrivarono le denunce della Digos.

«Sono questioni di carattere tecnico, non è opportuno esprimere una valutazion­e. La libertà di manifestar­e il proprio pensiero è un valore che va

Il sindaco Condivido l’opinione del Pd sui quei manifestan­ti e penso che l’ordinanza del prefetto sia molto equilibrat­a Contro la «preghiera», anche Sel, Prc e i centri sociali, che annunciano contestazi­oni

garantito, purché fatto senza violenza e senza offendere nessuno», dice monsignor Giovanni Silvagni, vicario generale della Curia che ha rilanciato l’iniziativa dei No194 nella home page del sito dell’Arcidioces­i. «Mi sembra di capire che lo scopo della manifestaz­ione è rimettere la 194 al centro del dibattito. Sono scelte e consideraz­ioni di opportunit­à politica, non so se è il momento di indire un referendum di questo tipo. Andare alla manifestaz­ione? Non lo escludo, l’Arcidioces­i non ha preso una posizione ufficiale, rimane una libera iniziativa dei cittadini».

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