Portatori d’handicap e quella normalità da comprendere
Mi piacerebbe che i giornali dessero più rilevanza a certe «piccole» notizie, riportate di solito in qualche angolo. Cito a memoria: «Ragazzo in carrozzella non vien fatto salire su di un vagone abilitato l’uso... Ragazzini down allontanati dalla biglietteria di una stazione, troppo lenti impedivano ai viaggiatori un uso veloce delle biglietterie... Compagni di scuola tirano sassi e offendono una loro compagna down che giocava in un giardino...». Esistono dei pregiudizi che in sintesi recitano: ci sono le persone sane e quelle portatrici di handicap! Bisognerebbe trasformare questa affermazione dicendo: tutte le persone hanno la stessa dignità e i deficit fisici o intellettuali che possono impedire l’accesso o l’uso di un servizio, devono portarci a creare le condizioni perché si ripensi a una società vivibile per tutti. I portatori di handicap fanno parte di una normalità che noi non capiamo ora... diceva il prof. Roncati uscendo dal quello che allora veniva chiamato manicomio: «Esco dal piccolo ed entro nel grande!...». Tutti dovrebbero visitare i centri che esistono a Bologna: ben tre Case della Carità, l’Arca fondata da Jean Vanier, Casa Santa Chiara e l’Opera dell’Immacolata in Via Decumana dove lavorano ragazzi down. Di questi mi vanto di avere una serie di quadri in ceramica splendidamente dipinti. Sono interpretazioni di quadri famosi di Leonardo, di Manet, di Gauguin, di Fattori. Mostrandoli mi piace dire che questi sono gli originali e che le copie sono al Louvre o in altri musei. Mi piace pensare che il bello e il buono molte volte sono da un’altra parte e che possiamo scorgerli solamente con gli occhi del cuore.