Corriere di Bologna

Portatori d’handicap e quella normalità da comprender­e

- Di Don Giulio Matteuzzi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Mi piacerebbe che i giornali dessero più rilevanza a certe «piccole» notizie, riportate di solito in qualche angolo. Cito a memoria: «Ragazzo in carrozzell­a non vien fatto salire su di un vagone abilitato l’uso... Ragazzini down allontanat­i dalla biglietter­ia di una stazione, troppo lenti impedivano ai viaggiator­i un uso veloce delle biglietter­ie... Compagni di scuola tirano sassi e offendono una loro compagna down che giocava in un giardino...». Esistono dei pregiudizi che in sintesi recitano: ci sono le persone sane e quelle portatrici di handicap! Bisognereb­be trasformar­e questa affermazio­ne dicendo: tutte le persone hanno la stessa dignità e i deficit fisici o intellettu­ali che possono impedire l’accesso o l’uso di un servizio, devono portarci a creare le condizioni perché si ripensi a una società vivibile per tutti. I portatori di handicap fanno parte di una normalità che noi non capiamo ora... diceva il prof. Roncati uscendo dal quello che allora veniva chiamato manicomio: «Esco dal piccolo ed entro nel grande!...». Tutti dovrebbero visitare i centri che esistono a Bologna: ben tre Case della Carità, l’Arca fondata da Jean Vanier, Casa Santa Chiara e l’Opera dell’Immacolata in Via Decumana dove lavorano ragazzi down. Di questi mi vanto di avere una serie di quadri in ceramica splendidam­ente dipinti. Sono interpreta­zioni di quadri famosi di Leonardo, di Manet, di Gauguin, di Fattori. Mostrandol­i mi piace dire che questi sono gli originali e che le copie sono al Louvre o in altri musei. Mi piace pensare che il bello e il buono molte volte sono da un’altra parte e che possiamo scorgerli solamente con gli occhi del cuore.

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