Corriere di Bologna

LA MISSIONE DI BONICIOLLI VERSO LA A GIUGNO 2015, ESSERE FORTITUDO

- Daniele Labanti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Dove vola l’Aquila, il Leone la protegge. Recitava così una coreografi­a dei tempi d’oro, tempi di derby che mancano da sei anni e che la città brama di divorare di nuovo, tra emozioni, veleni e gag. Questa era Basket City prima della crisi, prima di Madrigali e Sacrati, prima dello scivolone della Virtus e del crollo della Fortitudo che mai come oggi in tempi recenti sprizza energia e salute.

Percorso netto nel playoff, otto vittorie di fila, e 14 su 15 da quanto ha riposato le sue terga sulla panca biancoblù: questo è il bilancio di Matteo Boniciolli, colonnello di quei tempi d’oro là, cacciato nel 2002 dopo un derby vinto, ripreso a febbraio come asso di briscola per trasformar­e la serie B in una serie A. Si possono spendere paragoni, ma nessuno potrà mai spiegare quale legame unisca la Fortitudo alla sua gente e a chi da qui è transitato. Figurarsi cosa può sentire ora Matteo, uomo dal cuore grande e pulsante, allenatore emozionale, ingombrant­e, presente, capace col suo ritorno di legittimar­e club e sogni d’impresa. C’è talmente voglia di abbracciar­si che si dimentica quasi che non è il tempo, ancora. Si torna in campo il weekend di metà giugno, 13 e 14, a Forlì, per una suggestiva Final Four Lnp che eleggerà le tre promosse nella nuova serie A2. Ennesimo maquillage a campionati persi tra nomignoli, sottoserie e gironi da calcio negli stinchi a chi volesse mai avvicinars­i al gioco. Ciò che conta è che serve ancora una vittoria, poi il doppio salto in avanti sarà realtà senza passare da ripescaggi.

La Fortitudo è la prima delle qualificat­e all’ultimo atto (la seconda è Agropoli), e aspetta. All’orizzonte c’è una suggestiva semifinale con la Mens Sana Siena, altro pezzo da novanta di questa B che ha raccolto negli anni le vestigia delle nobili abbattute da un basket incapace di rinnovarsi e rinvigorir­si. Sette scudetti di fila, il crac, la sparizione. Siena ha seguito le orme di molti club gloriosi e oggi sotto il vessillo della Casa madre vuol bruciare le tappe, cosa che alla Fortitudo non è riuscita per le tante lotte intestine che ne hanno costellato l’ultimo lustro.

Flashback. Anno di grazia 2010. Forlì, ancora lei, sulla maglia blu della Effe c’è un cuore rosso e in panchina allena Alex Finelli. Dopo la retrocessi­one c’è la voglia di tornare subito in alto e la squadra allestita da Sacrati ci riesce, piegando la Fulgor con l’ultimo miracoloso rimpallo di Malaventur­a. Ma i soldi non ci sono e stavolta cala la mannaia della Fip. Ora si tornerà su quel campo, forse contro Siena con cui la Fortitudo giocò l’ultima serie playoff della sua storia in A. E quell’anno nero chiuso con la retrocessi­one, vide l’incredibil­e vittoria contro il Montepasch­i che ne perse una in tutto l’anno, proprio al PalaDozza.

Su quegli spalti, anche in B, si sono assiepati sempre almeno in quattromil­a. Un modo dolce per fermare il tempo, per ribadire che l’essere, tanto caro alla metà blu del cielo bolognese, è la cosa più importante. Boniciolli lo sa bene, ma sa pure che quella A gigante fatta di cartoncini colorati deve diventare un traguardo tagliato per primi contro avversari di valore. Ci sarà mezza Bologna al PalaFiera, il 13 giugno. Il quaderno di questa nuova Fortitudo ha una pagina bianca pronta ad essere bagnata con le lacrime di gioia di chi le date storiche sa ricordarse­le bene.

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Carico Matteo Boniciolli, coach della Fortitudo da febbraio
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