La virtù della pazienza tra mito, storia e filosofia
La studiosa Caramore inaugura stasera al Centro San Domenico le serate del Mulino
La pazienza non è solo quella proverbiale del patriarca Giobbe, esempio biblico per antonomasia di una virtù che oggi sembra decisamente fuori tempo. Nel volume che ha dedicato a questo tema, pubblicato dal Mulino nella serie «Parole controtempo» della collana «Voci», Gabriella Caramore osserva che «la pazienza non è ricorrente in questo tempo della fretta, in cui tutti dobbiamo fare tante cose e ci sentiamo pressati per rispondere alle esigenze di questo momento. Avere pazienza non è difficile ma difficile è capire che la pazienza non è solo una virtù della sopportazione, dell’attesa passiva, ma può essere anche attiva, prefiggersi un obiettivo». La Caramore, che da una ventina d’anni conduce la trasmissione radiofonica «Uomini e profeti» su Radio Rai Tre e ha insegnato Religioni e comunicazione alla Sapienza di Roma, questa sera alle 21 inaugura il ciclo di «Serate controtempo», a colloquio con Mariapia Veladiano, nello spazio all’aperto del chiostro di San Domenico, frutto della collaborazione tra il Centro San Domenico e il Mulino. Le 136 pagine del libro si aprono con Kafka per poi toccare Buber, Lévinas, Simmel, Heidegger, Simone Weil, Bonhoeffer, Omero, Rilke, la rivelazione di Buddha e i testi biblici del Deuteronomio e del libro di Giobbe. A partire da una considerazione di base: «Pazienza deriva da patire ed è legata anche alla passione, due cose che pure sembrano antitetiche » . Da questa premessa la Caramore trae la conseguenza che oggi bisognerebbe declinare il valore del termine nell’aver cura di chi ci sta vicino e di ciò che stiamo facendo, che si tratti anche di attività comuni come leggere, cucinare, ascoltare musica o solo star bene con gli amici. Ribaltando il valore tutto privato che alla pazienza viene attribuito, per la Caramore fondamentale è invece mettersi