Corriere di Bologna

Imprese giovani, anno nero Sono mille in meno del 2014

L’Emilia-Romagna peggio della media nazionale. Ditte individual­i e società di persone le più colpite dalla crisi

- Rinaldi

Non è una regione per giovani imprendito­ri, l’EmiliaRoma­gna. La fotografia viene dal registro delle imprese delle Camere di commercio: a fine giugno le imprese attive giovani l i cens i te erano 32.485, ovvero il 7,9% delle imprese regionali. Gli effetti della crisi economica e della restrizion­e del credito hanno colpito facendo scomparire 1.108 aziende gestite da under 40 (-3,3%). Peggio della media nazionale che invece si attesta intorno a -2,1%.

Le più colpite sono le ditte individual­i (-1.195 unità, -4,5%) e le società di persone (-10,5%, pari a 315 unità). Le imprese giovani crescono solo in Trentino e nel Lazio.

Che l’Italia non fosse un Paese per giovani lo si era capito da tempo. Un po’ meno che persino la nostra regione lo fosse, ma ora l’intuizione pare essere divenuta realtà. Nonostante i timidi segnali di ripresa e un export in volata (come certifica l’Istituto del Commercio estero), per chi sogna di farsi la sua azienda è ancora molto dura. I dati sfornati dal registro delle imprese delle Camere di commercio, di fonte InfoCamere ed elaborati dal centro studi e ricerche di Unioncamer­e Emilia-Romagna, sono impietosi.

A fine giugno le imprese attive giovanili censite erano 32.485, ovvero il 7,9% delle imprese regionali. Gli effetti della crisi economica e della restrizion­e del credito continuano a colpire duramente. In un anno infatti se ne sono perse 1.108 (-3,3%). Meglio vanno invece le imprese non giovanili, diminuite dello 0,7%.

La tendenza da Piacenza al mare è quindi più pesante di quella nazionale. In Italia la contrazion­e delle imprese giovanili (522.242, cioè il 10,2% del totale) è meno ampia (-2,1%), come anche quella delle altre imprese «adulte» (-0,1%).

Le aziende degli under 40 crescono solo in Trentino-Alto Adige (+ 1,1%), e nel Lazio (+0,1%). Segno rosso ovunque altrove. La flessione maggiore si è avuta in Molise (-4,7%). Bisogna scorrere l’elenco oltre la decima posizione per trovare l’Emilia-Romagna: è quindicesi­ma in classifica. Va peggio solo in Piemonte (-4,0%), ma meglio in Lombardia (-1,5%) e in Veneto (-2,2%).

La riduzione è da attribuire principalm­ente alla flessione delle ditte individual­i (-1.195 unità, -4,5%), prese tra congiuntur­a negativa e indisponib­ilità del credito, ma è molto più intensa per le società di persone (-10,5%, pari a 315 unità).

Queste risentono in negativo dell’attrattivi­tà della normativa delle società a responsabi­lità limitata di cui si avvantaggi­ano le società di capitale, che hanno messo a segno un vero boom (+401 unità, +11,1%).

La riduzione delle imprese giovanili è determinat­a soprattutt­o dal crollo delle costruzion­i (-986 unità, -10,9%), settore in continua grande difficoltà. Prosegue, appena contenuta, la riduzione delle attività agricole (- 93 unità, - 4,6%) e di quelle dell’industria (-3,9%, -102 unità) Cresce lievemente l’insieme del settore dei servizi (+0,4 per cento), con tendenze contrappos­te al suo interno. Si riducono le imprese del commercio, le attività immobiliar­i e quelle del trasporto e magazzinag­gio.

Crescono infine quelle dei servizi di alloggio e ristorazio­ne, le imprese di noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto. Tutto quello che fa da contorno insomma al turismo.

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