Corriere di Bologna

IL BIVIO PER ESSERE GRANDI

- di Guido De Carolis

Nel calcio non è giusto pretendere il «tutto e subito». Il tempo scorre via veloce quando non ce l’hai, è lento se a dilatarlo è la calma. Il Bologna vive in uno stato senza fretta. Acquisita la salvezza, cui manca solo il conforto dell’aritmetica e due-tre vittorie da qui alla fine, è giusto chiedersi quale sia la reale dimensione dei rossoblù. La squadra è andata oltre le aspettativ­e, perché a fine ottobre era uno scatolone vuoto e sfondato. Donadoni l’ha ricomposto usando i pezzi buoni a far da base, gli altri per riempire di contenuti una squadra zeppa di promesse e povera di praticità. Così è nato il Bologna di oggi che sta dove deve e continua a essere un undici infido per gli avversari e per se stesso. Si accende a intermitte­nza: a volte acceca, altre si fulmina. Manca la continuità e le assenze sono una parziale giustifica­zione. Occorre pazienza per costruirla. Tanti giocatori acquistati sono ex nazionali (Destro e Giaccherin­i), altri potrebbero diventarlo (Masina), tutti devono fare uno scatto mentale e chiarire a se stessi cosa vogliono essere: rimpianti o certezze? Hanno il tempo giusto per diventare un Bologna non a sprazzi, ma con un’identità definita. La prima ora giocata con la Fiorentina è da non squadra, l’ultima mezz’ora da gruppo cosciente della sua forza. C’è tutto il tempo per essere. Sempre.

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