Sassuolo, che peccato Contro il Palermo è solo un pareggio
Non sa più vincere il Sassuolo, non riesce a farlo fuori casa (anche se l’ultimo hurrà, l’unico del 2016 risale al colpo del 9 gennaio a San Siro contro l’Inter), e nemmeno al Mapei Stadium laddove i 3 punti mancano dal derby vinto col Carpi lo scorso 8 novembre. «Chiamatelo periodo difficile, chiamatela piccola crisi o come volete», aveva detto alla vigilia Eusebio Di Francesco e la sensazione che l’impasse dei neroverdi sia tutt’altro che terminata. Di fronte non certo l’avversario peggiore, ma il Sassuolo ha patito sin troppo la fisicità di un Palermo che, senza Gilardino che dalla panchina non si è mai alzato, ha avuto in Vazquez l’uomo in più. La rete del «mudo» l’ha sbloccata la sfida di Reggio Emilia, dentro ad un primo tempo discretamente noioso e nel quale soltanto il colpo finale di Defrel, col piede destro, l’ha riacceso. Non segnava addirittura da quindici gare il francese: partendo largo, ha subito meno la pressione del marcatore di turno, anche se il Defrel di ieri resta lontano parente di quello ammirato la scorsa stagione a Cesena. Frattanto, val la pena di accontentarsi di una rete utile a rimettere in carreggiata un grigio Sassuolo, che sulla spinta del finale dei primi 45’ è ripartito di slancio ad avvio di ripresa.
Ad imprimere il marchio, Missiroli, al rientro dopo cinque gare: senza il reggino, out in campionato in 6 circostanze, 3 pareggi e 3 sconfitte per una media da retrocessione. Lo stacco di testa del «Missile» vale il parziale sorpasso. Ma non basta, perché le ingenuità sono dietro l’angolo. Può una squadra matura, appena trovato il vantaggio, farsi trovare impreparata, quasi «deconcentrata» dalla rete segnata? Trascorrono cento secondi dal 2-1, che Djurdjevic «mangia» sulla testa di Antei, e da due passi fredda Consigli. Tutto da rifare, ma col peso di una pressione psicologica difficile da sopportare. Ci prova Berardi lui che martedì sera contro la Roma aveva fallito il rigore del possibile 1-1. Non in giornata memorabile il burbero talento, eppure la cacciata di Lazaar che lascia i suoi in dieci ad un quarto d’ora dalla fine, è figlia di un suo taglio ad attaccare la profondità. Con l’uomo in più, Di Francesco si gioca la carta Sansone, passa al 4-2-4. Nella foga finale, l’incornata di Falcinelli dimostra la bontà di una scelta, a dir il vero abbastanza obbligata. Si supera Sorrentino. Per il Sassuolo un punto che sa di mezza sconfitta.