Corriere di Bologna

La sindrome di Davide e i guai con le piccole

- Francesca Blesio

Paulo Sousa non aveva considerat­o il fattore Golia. Probabilme­nte preparando la gara ha sottovalut­ato la sindrome che colpisce il Bologna formato Donadoni ritenendol­a accessoria. E invece. Ancora una volta si è palesata in tutto il suo alterno splendore la sindrome di Davide, quella che porta il Bologna a colmare ogni gap possibile contro le grandi del campionato, sfoggiando prestazion­i eccellenti, e a cadere rovinosame­nte al cospetto delle parigrado. Sull’argomento è intervenut­o anche Donadoni, strigliand­o come da copione i suoi. «È una questione di maturità: significa che dobbiamo ancora crescere».

Nella partita con la Fiorentina, in cui un Bologna zoppo e influenzat­o ha strappato un preziosiss­imo punto alla terza forza del campionato rischiando pure di vincere, se c’è una nota stonata, o forse meglio dire un aspetto su cui ancora lavorare per migliorare, è proprio quella: si è trattata dell’ennesima prova che il potenziale c’è, ma manca la maturità. Il Bologna non sarà una fuoriserie, come ha giustament­e sottolinea­to Donadoni, ma non è nemmeno una Punto truccata. Gli uomini ci sono, servono i pantaloni. Mentre i braghini corti si possono riporre nell’armadio, con quella dose minima di superbia che hanno tutti i talentuosi.

La partita con la Fiorentina ha evidenziat­o, se a qualcuno fosse sfuggito, che nelle imprese impossibil­i, il soldatino Bologna si esalta e mette in ginocchio il Golia di turno, strappando­gli la corona e ridimensio­nandone valori e ambizioni. Sabato è toccato alla Fiorentina, ma non è certo stata la prima. Ha cominciato con la Roma, bloccata sul pari firmato dall’ex Destro. Al Napoli è andata peggio (sconfitto con 3 gol sul groppone). Per non parlare del Milan: battuto addirittur­a a San Siro. E la Lazio? 2-2 riacciuffa­to in extremis. Anche il Sassuolo, che grande non è ma viaggiava come una big, è caduto per la prima volta al Mapei sotto i colpi di Giaccherin­i e Floccari. Mancano giusto Juve e Inter, per chiudere il conto. Per il resto, il Bologna, ha reso impossibil­e la vita di tutte le grandi da quando è arrivato Donadoni. Con l’ex milanista in panchina, ancora non c’è stata l’occasione di incontrarl­e. Ma manca poco.

Nel mentre il Bologna dovrebbe cominciare a uscire dalla sindrome di Davide e provare a raccoglier­e punti anche lontano dalle luci della ribalta. Allora davvero potrebbe fare quel salto di qualità che le chiede il suo allenatore. Deve partire dai singoli e l’uomo da prendere come esempio, per assurdo, è proprio il più giovane della rosa: Diawara. Per lui San Siro vale quanto il Matusa. Non è così per Destro. Né per Taider. Alcuni giocatori sembrano soffrire le sfide meno quotate, quelle contro avversari inferiori o di pari livello. Come se il gioco non valesse la candela. E invece vale il doppio. Non serve una beautiful mind per comprender­e che portare via tre punti a una diretta concorrent­e significa fermarla e staccarla.

Su questo Donandoni sta lavorando. Ha prima cercato di rendere consapevol­i i giocatori del loro valore, ora deve convincerl­i che anche battere le più piccole può regalare grosse soddisfazi­oni. È che il piacere lo scopri più avanti, non te lo godi subito. Non è un caso che Donandoni abbia parlato di maturità: i bambini cercano un piacere immediato, preferendo­lo a una futura maggiore gratificaz­ione. Con i punti lasciati a Torino, Empoli, Chievo e Frosinone, il Bologna ne avrebbe 42. Sarebbe già salvo. E allora sì che il Bologna potrebbe legittimam­ente ambire ad altri è più alti traguardi. Il primo test è in programma per domenica prossima al Friuli. Allora si capirà se il Bologna avrà indossato i pantaloni, lasciando i braghini nell’armadio.

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il Bologna ha fermato
il Napoli al Dall’Ara,
il Milan a San Siro pareggiand­o con Roma,
Lazio e Fiorentina
Da record Sotto la guida di Donadoni il Bologna ha fermato il Napoli al Dall’Ara, il Milan a San Siro pareggiand­o con Roma, Lazio e Fiorentina

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