La guerra del parcheggione
Via Michelino sempre vuoto, i soci privati chiedono al Comune 7 milioni
Una scatola vuota da seimila posti, costata 50 milioni di euro. Era il 2007, là doveva arrivare prima il metrò, poi il People Mover, infine un trenino dell’Sfm. Inutile dire che niente di tutto questo è successo e i soldi dell’investimento non sono mai più rientrati nelle casse del gestore.
È l’odissea del parcheggio Michelino, accanto al casello autostradale della Fiera. Una zavorra per i conti di via Michelino che ogni anno vale perdite superiori ai sette milioni. Ora Bf Parking — la società concessionaria che mette insieme expo, Ccc e Autostrade — chiede al Comune almeno sette milioni di euro di indennizzo per riequilibrare un piano economico finanziario che si è rivelato del tutto fallimentare.
Nessuna ipotesi di transazione è in atto. Ma sotto quella cifra, la società partecipata da BolognaFiere, da Autostrade per l’Italia (rispettivamente per il 33%) e da altri soci minoritari tra cui il Consorzio cooperative costruzioni, non è più disposta a scendere.
Una scatola vuota da seimila posti, costata 50 milioni di euro nel 2007: soldi mai più rientrati nelle casse del gestore. Il parcheggio Michelino è una nave fallata che continua inesorabilmente ad affondare. Al punto che Bf Parking, la società concessionaria che ha guidato l’operazione, vuole chiedere al Comune almeno 7 milioni di euro di indennizzo per riequilibrare un piano economico finanziario (Pef) che si è rivelato fallimentare. Nessuna ipotesi di transazione è in atto. Ma sotto quella cifra, la società partecipata da BolognaFiere, da Autostrade per l’Italia (rispettivamente per il 33%) e da altri soci minoritari tra cui il Consorzio cooperative costruzioni, non è più disposta a scendere.
Il procedimento amministrativo è aperto da due anni: da quando, cioè, è stato chiaro che il parcheggio, inaugurato nel 2009 sulla base di un piano finanziario ormai vecchio (era stato redatto nel 2004), non sarebbe stato in grado di soddisfare le attese economiche. Tra le cause delle perdite ci sono il crollo dei visitatori della fiera, il calo dei trasporti in auto e la mancata apertura della metrotranvia, che avrebbe fatto del Michelino un punto di interscambio. Nel 2013, secondo uno studio di Ernst & Young, i ricavi erano del 77% inferiori rispetto alle aspettative: 2,1 milioni di euro, contro i 9,2 previsti dal Pef. La convenzione andava riscritta: così Bf Parking chiese a Palazzo d’Accursio un risarcimento di oltre 21 milioni.
Richiesta rispedita al mittente, a cui però è seguita l’apertura di un tavolo di confronto ancora in corso. Ultimamente le posizioni della società e del Comune sembrano essersi avvicinate. E lo scorso 19 gennaio, dopo un cda, i soci sono tornati alla carica inviando una lettera all’amministrazione per chiedere di stringere i tempi. In passato si era parlato anche di un cambio di destinazione d’uso. Ma per il Comune quella struttura non è ancora un ramo secco. «A prescindere dal procedimento in corso — dice l’assessore alla Mobilità, Andrea Colombo — è nostro interesse sfruttare al massimo il parcheggio e abbiamo deciso di prevedere una fermata della nuova linea elettrica dal centro storico a Fico. Le banchine di fermata sono quasi pronte».
Un contenzioso con Bf Parking potrebbe essere dietro l’angolo. In alternativa, il Comune potrebbe dare il suo ok a una iniezione di liquidità che per la Fiera, azionista per un terzo, sarebbe una boccata d’ossigeno nei tempi bui del restyling che non decolla. Palazzo d’Accursio si è già impegnato per destinare 5 milioni a quel progetto che ne prevede 70. E si aspetta a breve una mossa anche da parte della Regione. Non c’è più tempo da perdere: le fiere grosse, come Eima, hanno bisogno di metri quadrati in più per non fuggire a Milano. E all’interno di BolognaFiere tira una brutta aria: il piano economico-finanziario della «Fiera nel parco», lo studio di ampliamento del quartiere realizzato dagli architetti tedeschi dello studio Gmp, non è ancora stato presentato ai soci (che avrebbero dovuto vederlo entro dicembre 2015).
Dopo l’emorragia del Collegio del revisori, oggi pomeriggio si riunirà il cda per fissare un’assemblea dei soci che nomini i nuovi membri dell’organo sindacale. La vicenda risale a dieci giorni fa, quando si sono dimessi Francesco Ferrari e Alessandro Ricci, i professionisti nominati dal Comune di Bologna, assieme a Sergio Folicaldi, in quota agli azionisti privati. All’addio dei tre è seguito dopo qualche giorno quello di Luigi Litardi, già presidente della collegata BolognaFiere Servizi. Alla base delle dimissioni dei revisori, che hanno di fatto sgretolato il Collegio — composto normalmente da cinque membri — c’è stata la polemica con il presidente Paolo Osti per la sua posizione critica nei confronti del numero uno della Fondazione Carisbo Leone Sibani, che alla richiesta di Campagnoli di un aumento di capitale aveva risposto picche. Da oggi i soci avranno 15 giorni di tempo per ricostituire l’organo collegiale, in mancanza del quale nessuna decisione può essere presa. Neppure quella sul rilancio della Fiera del Levante, che preme per chiudere l’accordo di gestione che vedrebbe BolognaFiere impegnata al 20% per i prossimi sessant’anni. La scorsa settimana il cda dell’expo pugliese ha fatto le valigie. E l’ex presidente, Ugo Patroni Griffi, ha detto: « Senza bolognesi la Campionaria barese sarà di serie B». Se Bologna non interviene nel giro di un mese, inoltre, la fiera di Bari sarà commissariata.
Il crollo degli affari Nel 2013, secondo Ernst & Young, i ricavi sono stati del 77% inferiori alle aspettative I nodi da sciogliere Oggi pomeriggio il cda della Fiera affronterà il caso delle dimissioni dal Collegio dei revisori