Corriere di Bologna

Accordo Saeco, operai verso il sì «Se ne andranno anche i giovani»

Oggi il verdetto del referendum sull’intesa che prevede 75 mila euro di incentivo per gli esuberi

- Di Pierpaolo Velonà

Il governator­e Bonaccini: «Ora c’è l’opportunit­à di cogliere ciò che sembrava quasi impossibil­e»

Una, due, tre quattro... La sfilza di magliette rosse affisse lungo la cancellata che porta alla Saeco di Gaggio Montano arriva al numero 243. Tanti quanti gli esuberi annunciati a dicembre da Philips, la multinazio­nale che nel 2009 aveva acquisito il marchio di macchine per il caffé per farne un gioiellino della propria scuderia e che ora ha smesso di crederci.

Oggi quelle magliette potrebbero entrare a far parte del passato. Appuntamen­to alle 14. Quando si apriranno le urne con i voti dei lavoratori chiamati a esprimersi sull’accordo che dovrebbe porre fine alla tempesta. La bozza è nota: prevede la cassa straordina­ria e 75.000 euro di incentivo agli esuberi (190) su base volontaria. Sì o no. Prendere o lasciare. L’esito del referendum è atteso da migliaia di persone in tutto l’Appennino: i dipendenti, le loro famiglie e i valligiani del Reno che sull’indotto della Saeco campano da anni.

Ieri, nella prima delle due giornate destinate al referendum, hanno votato in 300 su 541 aventi diritto. La security ha presidiato l’accesso ai seggi allestiti in azienda. I dipendenti hanno votato dalle 12 alle 14. Sui loro visi segnati da settimane di scioperi e tensioni affioravan­o stanchezza e sollievo in quantità variabili, a seconda delle storie personali e delle prospettiv­e.

La vox populi aziendale non lascia spazio a molti dubbi. «L’accordo passerà, non c’è dubbio», è il pronostico di Massimilia­no Bentivogli­o, uno degli addetti alla produsolo zione. Convinzion­e diffusa: i sì vinceranno. «Per ottenere un accordo migliore, avremmo avuto bisogno di una forza maggiore», è il rimpianto tardivo di Bentivogli­o. Qual era l’alternativ­a? «Bisognava fermare tutto, e invece la produzione si è bloccata ma il lavoro degli uffici è andato avanti: c’è gente che ha lavorato al computer da casa, pensi un po’».

L’incentivo da 75.000 euro fa gola anche ai giovani, non ai dipendenti vicini alla pensione. Il timore condiviso, raccontano gli under 40, è che tra qualche anno Philips possa decidere di mandare tutti a casa «senza troppi compliment­i». E allora «meglio prendere ora i soldi e cercare lavoro altrove». Manuela, un’altra dipendente, vede il bicchiere mezzo pieno e dice senza esitazione: «Io i 75.000 euro li prenderei al volo».

Niente pronostici tra i sindacalis­ti che questo accordo l’hanno inseguito sin dal primo momento. «Sono scelte individual­i difficili», dice Stefano Zoli della Fiom. In ogni caso, spiega Zoli, se l’accordo passerà bisognerà poi trovare un compromess­o tra i volontari pronti a uscire e la ragion di Stato aziendale. «Faccio un esempio — dice Zoli — se ci sono dieci magazzinie­ri e tutti e dieci decidono di andare via questo non sarà possibile, perché l’azienda non può restare senza magazzinie­ri. Bisognerà organizzar­e un piano... » . «Molti stanno pensando di andare via», conferma Marino Mazzini della Fim-Cisl . I motivi? «Sono diversi: innanzitut­to si è creata una grandissim­a frattura con l’azienda in termini di fiducia e Philips dovrà lavorare molto per recuperare».

Il governator­e Stefano Bonaccini, che ha lavorato all’intesa si è limitato a dire ai dipendenti: «Io credo che abbiano l’opportunit­à di cogliere ciò che sembrava quasi impossibil­e. Ma non mi permetto di rivolgere appelli: è giusto che valutino ciò che già gli è stato illustrato». Incalzato su Facebook da un giovanissi­mo attivista degli Studenti-Rivoluzion­ari di Bologna contrari all’accordo, il segretario regionale della Fiom Bruno Papignani è sbottato: «Gli studenti rivoluzion­ari sicurament­e farebbero poca fatica a votare no, sulle brace ci sono altri. Gli stessi ai miei tempi erano rivoluzion­ari e figli di papà, oggi capi delle risorse umane e tagliatori di teste».

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Il presidio Oggi alle 14 sarà reso noto l’esito del referendum sull’ipotesi d’intesa sottoscrit­ta dai sindacati e dall’azienda

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