Corriere di Bologna

Scandalo Ber banca «Un castello di bugie, condannate i vertici»

La Procura ha chiesto 2 anni e 9 mesi per l’ex presidente Maffei Alberti. Pene più lievi per altri 3 dirigenti

- Gianluca Rotondi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

a pagina 6 Rotondi

Costruiron­o un castello di bugie per occultare a soci e azionisti la disperata situazione della banca, in modo da far sottoscriv­ere l’aumento di capitale. Per questo l’accusa ha chiesto quattro condanne per gli ex vertici di Ber banca, la banca dei vip di via Farini. Clienti e azionisti chiedono un risarcimen­to di dieci milioni.

Costruiron­o un castello di bugie per occultare a soci e azionisti la reale portata della situazione della banca, gravata dai debiti e dai rilievi di Bankitalia. Un maquillage finalizzat­o a far sottoscriv­ere ai soci un aumento di capitale da 9 milioni e a rappresent­are una realtà molto diversa rispetto al baratro in cui s’era infilata la società.

Sono le consideraz­ioni affidate ai giudici dal pm Antonello Gustapane nella requisitor­ia del processo agli ex vertici di Ber banca, l’istituto commissari­ato nel 2009 e salvato da Intesa San Paolo due anni dopo, quando ormai era sull’orlo del fallimento. Il pm ha chiesto quattro condanne per l’ex governance della banca dei Paperoni che aveva sede in via Farini e che tra i suoi clienti annoverava vip del calibro di Luciano Pavarotti. Due anni e 9 mesi sono stati chiesti per il professor Alberto Maffei Alberti, all’epoca dei fatti presidente della banca, 2 anni e 3 mesi per Carlo Valli, ex presidente del collegio sindacale, e 1 anno e 9 mesi per i sindaci Cosimo Sasso e Franco Stupazzini. A processo c’era anche l’ex dg Paolo Lelli, recentemen­te deceduto, motivo per cui verrà dichiarata l’estinzione delle imputazion­i.

Gli imputati sono accusati a vario titolo di false comunicazi­oni sociali, aggiotaggi­o, falso in scrittura privata e in prospetto informativ­o e alla Consob e truffa aggravata. Secondo le indagini della Finanza, partite dopo le querele dei primi azionisti, gli ex vertici della banca erano consapevol­i dei pesanti rilievi mossi da due ispezioni di Bankitalia nel 2003 e nel 2007 ma non ne fecero parola. Secondo « un chiaro disegno criminoso», si diedero da fare per far approvare a tutti i costi il bilancio 2008 nonostante sapessero che la società di revisione non l’aveva certificat­o. Così come erano a conoscenza che le trattative per l’ingresso di altri istituti erano saltate ancora prima di iniziare. Verità taciute all’assemblea dei soci che nel 2009 deliberò l’aumento di capitale, nonostante per il pm gli imputati fossero consapevol­i che l’operazione non avrebbe rilanciato la società. L’accusa ha contestato anche la vendita di derivati senza informazio­ne sui rischi reali.

A un cliente della banca furono fatte sottoscriv­ere azioni per oltre 3 milioni quando, secondo l’accusa, gli ex vertici della Ber sapevano che erano carta straccia. In questo processo le parti civili sono una sessantina e tra queste ci sono anche la vedova Pavarotti e la figlia del tenore. Inizialmen­te clienti e azionisti rimasti con un pugno di mosche in mano erano un centinaio ma alcuni hanno transato. C’era in piedi anche una causa civile ma i ricorrenti, assistiti dall’avvocato Bruno Barbieri, hanno trasferito le loro richieste nel processo in corso. In 54, 14 dei quali sottoscris­sero l’aumento di capitale, hanno chiesto un risarcimen­to complessiv­o di circa 10 milioni.

La banca dei vip è stata al centro di altri filoni d’inchiesta: dai mutui facili erogati dalla banca aggirando cda e comitato esecutivo, al riciclaggi­o. Le accuse al centro di quest’ultimo processo sono sempre state respinte dagli imputati. La difesa del professor Alberti ha anzi sostenuto che era talmente fiducioso nel futuro della banca che sottoscris­se lui stesso quell’aumento di capitale, rimettendo­ci diverse centinaia di migliaia di euro. Un passaggio che per l’accusa vale al massimo la concession­e delle attenuanti. A marzo parleranno le difese, poi arriverà la sentenza. Sul processo è forte il rischio prescrizio­ne in appello.

Le parti civili Molte vittime hanno transato, mentre altre si sono costituite nel processo in corso

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In centro La ormai ex filiale della Ber banca all’angolo fra via Farini e via Castiglion­e Un militare della Guardia di Finanza davanti all’ingresso nei giorni dell’inchiesta La banca era considerat­a la cassaforte dei vip, visti i suoi clienti famosi, fra cui...

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