La discarica di Razzaboni è un caso nel Pd Dal governo Renzi una diffida a Bonaccini
A novembre il presidente del Consiglio Matteo Renzi diffida la Regione Emilia-Romagna. A dicembre il governatore Stefano Bonaccini invita Renzi a ritirare la diffida e «ad avviare le procedure di leale collaborazione per individuare le modalità di adempimento delle istanze della Commissione europea». La presidenza del Consiglio non ritira la diffida e a fine gennaio la giunta regionale solleva un conflitto di attribuzione sulla vicenda, facendo ricorso alla Corte Costituzionale.
Raccontato così, il conflitto a carte bollate tra Renzi e Bonaccini (peraltro vicinissimi politicamente) rischierebbe di essere un durissimo scontro istituzionale destinato anche a produrre conseguenze politiche. In realtà, come spesso capita in questo Paese, siamo di fronte ad un pasticcio burocratico. Intendiamoci, le carte ci sono e dicono esattamente questo, ma sembra più un caso da avvocato azzeccagarbugli che un vero scontro politico.
Secondo la Regione la diffida del governo sul caso aperto da parecchi anni, che conta anche una procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea per lo smaltimento illecito di rifiuti nella discarica Razzaboni a San Giovanni Persiceto, contiene un vizio di forma. Non è rivolta all’ente titolare del procedimento, che è appunto il Comune di San Giovanni in Persiceto. In realtà, come precisa al
Corriere di Bologna l’assessore regionale all’Ambiente Paola Gazzolo, la bonifica del sito contaminato è in corso e per questa operazione, che è stata estesa ad un’area maggiore di quella inquinata, la Regione ha stanziato 4,3 milioni di euro. «Il nostro è un ricorso in linea tecnica di cui il governo è al corrente — spiega Gazzolo — ed è condiviso anche con il Comune di San Giovanni in Persiceto. Il problema è che la Regione non è l’amministrazione procedente tenuta all’adempimento. E insieme al governo cercheremo anche di chiudere positivamente la vicenda aperta con l’Europa. Anzi le dico di più: io credo che su questa vicenda siamo stati molto virtuosi e andremmo piuttosto presi d’esempio».
Di certo c’è anche un problema di risorse e l’assessore ricorda di aver chiesto fondi straordinari al governo che probabilmente arriveranno. C’è un piccolo problema: per risolvere quello che effettivamente è un pasticcio burocratico, se è vero che l’ente titolare della diffida doveva essere il Comune di San Giovanni in Persiceto e non la Regione, viale Aldo Moro deve avvalersi della consulenza di due professionisti: costo presunto dell’operazione 22.800 euro. La guerra alla burocrazia parte anche da qui.