BABILONIA TEATRI PROFONDA PROVINCIA
Da stasera al 21 febbraio «David è morto», il nuovo spettacolo della compagnia Coprodotto dallo stabile del Veneto e da Ert racconta in prima persona la storia di un suicida e del suo ottuso ambiente sociale. Il casting è partito da Facebook
Il casting lo hanno fatto partendo da un annuncio su Facebook. Babilonia Teatri scrive e crea lavori sulla realtà che ci circonda, con testi duri, ironici, grotteschi, doloranti, sparati sugli spettatori come raffiche di chitarre punk. In David è
morto, in scena da stasera fino al 21 febbraio nella sala Salmon dell’Arena del Sole (ore 20.30, sabato 19.30, domenica 16.30, lunedì riposo), per la prima volta i fondatori e registi Valeria Raimondi ed Enrico Castellani non entrano in scena (Castellani fa solo un’apparizione). Hanno chiesto sul più diffuso social network una presentazione in video, in cerca di persone disposte a mettersi in gioco totalmente, e sono arrivate 300 risposte. Sono stati scelti, dopo alcune giornate di lavoro insieme, Chiara Bersani, Emiliano Brioschi, Alessio Piazza, Filippo Quezel, Emanuela Villagrossi.
Lo spettacolo parte dalle loro radici, la provincia profonda del Nord Est, quella che ha ispirato i precedenti lavori, come
Made in Italy, premio Scenario 2007. Ci racconta Enrico Castellani: «David è un ragazzo giovane, anche se non ne precisiamo l’età e la vita. Lui, in prima persona, ci racconta il suo suicidio: è un morto che narra qualcosa di irraccontabile». Il morto che ripercorre la propria storia in flashback: vengono in mente Viale del tramonto di Billy Wilder, Antologia di Spoon River e altri prototipi… Continua Castellani: «Si scopre che anche i parenti stretti, la sorella Iris e i genitori, sono morti e ognuno ricorda la propria vicenda. E questa trama si intreccia in modo grottesco con la storia di un cantante pop. In realtà non abbiamo ripercorso modelli letterari o cinematografici. Abbiamo voluto creare una metafora di un tempo come il nostro, in cui è difficile trovare qualcosa per cui combattere, per cui lottare».
Ma le loro storie di provincia sono uno specchio del mondo più vasto: «Evochiamo un quotidiano diffuso, fatto di vuoto, che cerchiamo di superare. Questa volta con molti attori,