Campagnoli incassa: «Pronti a partire» Ma Legacoop chiede il piano industriale
Ghedini: «Ok il pubblico, però tutti i soci devono valutare il progetto di sviluppo» Il presidente: «L’addio dei revisori? Rammaricato». A fine mese l’assemblea dei soci
Un cda veloce, solo un paio d’ore. Giusto il tempo per scegliere il 26 febbraio come giorno dell’assemblea dei soci di BolognaFiere. Lì bisognerà eleggere il nuovo collegio dei revisori dopo le quattro dimissioni e lo scontro tra il presidente Paolo Osti e il numero uno della Fondazione Carisbo, Leone Sibani. Ma il giorno del cda lampo è stato «sconvolto» dall’arrivo (per ora virtuale) dei dieci milioni messi sul piatto da parte della Regione e del Comune per il restyling del polo fieristico. L’aumento di capitale, convitato di pietra negli ultimi anni in via Michelino, per ora è un’ipotesi su cui si può solo fantasticare. Fondazione Carisbo ha già fatto sapere che non è disponibile.
E anche tra gli altri azionisti privati l’entusiasmo nei confronti della ricapitalizzazione volge verso il basso. «Non si è discusso dell’aumento di capitale — ha detto Gianfranco Ragonesi, consigliere di Confartigianato «all’opposizione» –. Il consiglio doveva solo scegliere una data in cui riunire i soci per nominare i nuovi revisori. Quando ci sarà un piano industriale scritto allora potrò discuterne con i miei associati e valutare un eventuale investimento». Come dire che il momento del tanto atteso «redde rationem» è fissato il 26 febbraio, quando i mal di pancia nei confronti del presidente Campagnoli dovranno emergere pubblicamente. Calendario alla mano, se a fine febbraio si dovessero eleggere i nuovi revisori, la possibilità di scrivere un piano economico slitterebbe a marzo. Un tempo necessario, e forse anche voluto, per provare a ricucire strappi e stemperare malumori che in questo periodo sono venuti alla luce da più parti. Poi si passerebbe a parlare di soldi. «BolognaFiere ha la necessità di riprendere al più presto il cammino — ha spiegato Duccio Campagnoli alla fine del cda —. Credo che dobbiamo adoperarci tutti per creare un buon clima di lavoro e migliorare tutto quello che c’è da migliorare, compresa la gestione. Per parte mia posso solo adoperarmi su questa strada. Purtroppo sono rammaricato dell’episodio del collegio dei revisori che ha segnato un stop nel percorso. Però l’assemblea convocata così rapidamente vuole dire che tutti vogliono riprendere al più presto». Intanto il numero uno di BolognaFiere porta a casa un risultato utile per i progetti futuri e con i 10 milioni promessi dagli azionisti pubblici può dare il via ai lavori di allargamento: «Se il consiglio lo approva si può già procedere all’acquisto delle aree dove costruire. Il mio sogno è avere i cantieri attivi già durante l’Eima», ha continuato il numero uno di via Michelino. Dal fronte dei soci privati la prima reazione all’annuncio dell’investimento da parte di viale Aldo Moro e Palazzo D’Accursio è arrivata dal presidente della Camera di commercio di Bologna, Giorgio Tabellini. «Siamo assolutamente convinti che nella gestione della Fiera siano strategici sia l’impegno pubblico che quello privato » . Il numero uno di piazza della Mercanzia ha insistito sull’importanza della componente privata all’interno della società precisando che «è fondamentale e deve essere valorizzata. Per quest’obiettivo la Camera di commercio svolgerà il proprio ruolo d’istituzione pubblica di rappresentanza di tutto il sistema imprenditoriale locale, oltre che di socio preminente della Fiera a cui dedicherà tutta l’attenzione possibile». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente di Legacoop sotto le Due Torri, Rita Ghedini, che ha insistito sulla necessità di ripristinare gli organi societari in modo da «operare per la definizione puntuale del piano di sviluppo dell’ente sottoponendolo alla valutazione di tutti i soci».