«Siamo solo delle pedine al servizio della musica»
L’intervista Fabio Biondi stasera sale sul podio dell’Orchestra del Teatro Comunale per un concerto tutto dedicato al Mozart della maturità: l’ouverture de «La Clemenza di Tito», e poi due sinfonie, la «Linz» e la «Jupiter»
Lo diciamo subito, senza troppi giri di parole. Fabio Biondi è uno dei più grandi musicisti (nel suo campo specifico, s’intende) che abbiamo in Italia. E anzi, grazie a lui e al suo ensemble Europa Galante, l’Italia, nel campo delle esecuzioni filologiche, non viene più eclissata da Germania e Inghilterra, regine incontrastate da sempre in quel settore. Con Europa Galante, fondata nel 1990, Biondi, palermitano di nascita, cosmopolita di formazione e di pensiero, ma pur sempre fieramente italiano, ora valenciano di residenza (è stato da poco nominato co-direttore musicale del Palau de las Artes Reina Sofia), sarà ospite di Bologna Festival il 31 di maggio con un programma tra Vivaldi e Monteverdi.
Stasera, senza il suo complesso, salirà invece sul podio dell’Orchestra del Teatro Comunale (ore 20.30) per un concerto tutto dedicato al Mozart della maturità. Il programma della serata si apre con l’Ouverture K 621 da La clemenza di Tito, dramma serio per musica in due atti su libretto di Caterino Mazzolà, tratto da uno dei drammi più celebri di Metastasio. Composta nel 1791, pochi mesi prima della morte, La clemenza di Tito fa parte degli ultimi capolavori di Mozart, insieme a Die Zauberflöte e al Requiem. A
seguire la Sinfonia n. 36 in Do maggiore K 425 Linz, che testimonia un linguaggio sinfonico sempre più consapevole e lontano dai modelli convenzionali. Chiude il concerto la celebre Sinfonia n. 41 in Do maggiore K 551
Jupiter, olimpico e superbo coronamento delle ultime tre sinfonie che Mozart compose in soli tre mesi, tra il giugno e l’agosto 1788.
Maestro Biondi, come si è trovato con un’orchestra che normalmente non lavora sul «filologico»?
«Le produzioni con le orchestre moderne per me non sono mai un compromesso, ma un piacere».
E l’orchestra come le sembra?
Ci sta lavorando bene?
«L’orchestra del Comunale sta vivendo un momento di rinascimento. C’è curiosità nei musicisti, silenzio e concentrazione durante le prove. Abbiamo lavorato sulle articolazioni, sul vibrato, sulla velocità dell’arco, sui minimi particolari...».
Quanti giorni di prove?
« Due, ma intensissimi. Mi sento di dire che l’orchestra ha assorbito con serenità e metabolizzato bene, che è pronta, che abbiamo fatto miracoli insieme, in soli due giorni. Alla faccia di tutti quelli che vogliono mettere in penombra il lavoro delle orchestre in Italia, dicendo che non funzionano».
E secondo lei funzionano?
«La maggior parte sono un giardino verde pronto a fiorire. L’orchestra del Comunale è stata portata a questi livelli dal lavoro prezioso di Michele Mariotti».
Come si sente ad essere il responsabile di un’attenzione internazionale nei confronti dell’Italia sulla musica antica eseguita in maniera filologica?
«Ma sa che io ho cominciato come violinista studente di Luigi Rovigli? E Luigi Rovigli è il Comunale di Bologna. A lui tutta la filologia deve molto».
Luoghi comuni sulla filologia? Molti secondo lei?
«Beh, la filologia non è riproduzione dell’autenticità, come si è creduto per tanti anni».
Lei è invitato in tutto il mondo con il suo ensemble e anche da altre prestigiose orchestre, come vede l’Italia da là fuori?
«L’Italia ha sempre sofferto di esterofilia».
Lei, mi passi il verbo un po’ forte, sopravvive grazie all’estero soprattutto?
«Le dico solo che Europa Galante esiste da 25 anni senza 1 euro di sovvenzione statale».
Mi scusi se insisto ancora sull’estero, ma perché secondo lei gli altri Paesi europei, nordici soprattutto, sono molto più avanti di noi dal punto di vista dell’educazione musicale?
« Viviamo un estero che ci umilia a livello educativo nel tessuto quotidiano. Nei Paesi tedeschi i bambini a 7 anni vanno a sentire la musica classica. E noi italiani abbiamo potenzialità musicali straordinarie, ma le risorse vengono gettate via. La cultura vive nell’oscurità della società, della cattiva educazione politica e civica».
Parliamo del programma che ha scelto per il concerto di stasera.
«Apriamo con una sinfonia d’opera (da La Clemenza di Tito, ndr) per rendere omaggio al teatro, che è un teatro d’opera con un’acustica meravigliosa. Poi ho scelto la Linz e la Jupiter per non staccarsi troppo da un repertorio familiare all’orchestra. Rossini infatti non è lontano dall’ultimo Mozart».
Ho letto in una sua intervista che lei ha detto che il suo pubblico è un pubblico anche giovane.
«È vero. I giovani sembrano davvero sensibili alla musica barocca. Sono curioso di vedere chi verrà qui al Comunale».
E della somiglianza e affinità che in molti trovano fra la musica antica e quella contemporanea, lei cosa ne pensa?
«Di affinità ne vedo di più con il rock. Non tanto nella struttura, e neanche nel meccanismo della scrittura, quanto soprattutto nel suo grosso valore ritmico, per il suo trasporto, per il suo fascino agogico, per la pulsazione che si ritrova anche nella musica barocca».
L’anno scorso ho assistito a Lucerna a un concerto di Teodor Currentzis con il suo Musica Aeterna su repertorio barocco e a tratti sembrava di assistere a un concerto rock.
«Non voglio passare per polemico e nemmeno criticare un musicista di talento, ma non mi piacciono certe mercificazioni del prodotto classico, che secondo me possono svilire la musica. Noi, in fondo, siamo solo degli interpreti. Delle pedine al servizio della musica. La musica è più grande di noi. Siamo noi che dobbiamo metterci al suo servizio, non viceversa».
L’orchestra bolognese sta vivendo un momento di gloria, grazie al lavoro prezioso che ha fatto Michele Mariotti Con loro ho lavorato benissimo Il problema della cultura in Italia è che vive nell’oscurità della società, della cattiva educazione politica e civica Eppure siamo pieni di risorse