Corriere di Bologna

La farmacia del 700 trasformat­a in museo

La trasformaz­ione dello storico spazio di via San Felice della famiglia Toschi

- di Fernando Pellerano

Un piccolo museo, una grande iniziativa. Tutelare la bellezza può essere un’ottima medicina: deve aver pensato questo la famiglia Toschi, proprietar­ia di una delle farmacie più antiche di Bologna (il primato se lo contendere­bbe con l’Alberani di via Farini), quando ha deciso di preservare, oggi e per sempre, il proprio storico spazio attivo in via san Felice già alla fine del 1700. Bene, quel primo nucleo di farmacia, che allora si chiamava spezieria e che negli ultimi anni era utilizzato come area per le prenotazio­ni del Cup, è stato ripensato dallo studio di architetti Diverserig­he in un’ottica di conservazi­one storica in cui prevale il tema della memoria e trasformat­o in uno spazio esclusivam­ente museale e sempre visibile dal portico attraverso due vetrine illuminate giorno e notte.

La sala, tutta in legno di ciliegio, presenta il bancone con i suoi particolar­i cassetti, quindi le «librerie» dove trovano posto i vasi di ceramica Fink, poi la mobilia che arriva fino al liberty e infine una serie di oggetti che hanno resistito al tempo come l’armamentar­io utile per la somministr­azione di cocaina o la famosa teriaca conservata nel suo vaso ovvero quel mitico medicament­o ritenuto per secoli e secoli (fino a quando non venne vietato) l’unica e universale panacea di tutti i mali, una sorta di terapia vaccinale

Le preparazio­ni officinali della spezieria ottennero il brevetto della famiglia reale

che veniva preparata in pubblico, tra cerimonie, controlli e ritualità (a Bologna tutto ciò avveniva nel cortile dell’Archiginna­sio), con sostanze ed elementi di ogni tipo il cui principale, fondamenta­lmente e non a caso, era l’oppio: bene, alla Toschi c’è ancora un vaso dell’epoca contenente questa materia nera e vischiosa perfettame­nte conservata (così come al Museo Civico Archeologi­co).

Spazio e storie a disposizio­ne del pubblico: il Museo è infatti visitabile su prenotazio­ne (in farmacia o sul sito di Prospectiv­a) con tanto di guida storico-artistica in grado di illustrare compiutame­nte arredi e oggetti (così come lettere, documenti dell’epoca e iscrizioni latine), il funzioname­nto del laboratori­o galenico, le famose preparazio­ni officinali ad personam che consentiro­no così di avere il brevetto della Casa di Savoia, tant’è che si dice anche Real Toschi. E poi naturalmen­te anche la storia della farmacia ora (divenuta, museo a parte, molto grande) gestita dagli eredi Toschi — i fratelli Achille, Ilaria e la docente universita­ria Tullia — proprietar­i del bene che la trisavola Geltrude Conti Toschi di Dozza (un’intraprend­ente donna ritrovatas­i vedova) acquistò nel 1852 dal possidente del momento, tal Poggi, sebbene l’inizio vero e proprio di quei muri è databile attorno al 1750-1770 (data non certa), quando lo stabile era occupato dallo speziale Pietro Galli. Ebbene, le splendide ceramiche settecente­sche di maiolica di Fink (con la pittura a ‘terzo fuoco’ e decorazion­i “all’orientale”, con fiori e pagoda, e “alla rosa”, di gran moda in tutta Europa) presenti alla Toschi erano proprio di Galli.

Oggi nel piccolo grande museo Toschi si svolge anche un’attività culturale con appuntamen­ti serali (ore 21) e gratuiti su appuntamen­to (25 posti max) dove si trattano argomenti di cura e prevenzion­e: il 15 aprile e il 6 maggio gli ultimi due incentrati sul Florario ovvero discorsi d’arte letture ricette e rimedi. Il 24 maggio invece la vetrina sarà allestita con materiali medico sanitario della prima guerra mondiale legato alla croce rossa di proprietà di un collezioni­sta. Tutte iniziative frutto di un’operazione di conservazi­one avviata autonomame­nte dai Toschi su un bene che è «bottega storica» ma non ancora tutelato dalla Soprintend­enza delle Belle Arti e fuori dai percorsi turistici della città.

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Aperto al pubblico Nel museo Toschi si svolge un’attività culturale con appuntamen­ti serali (ore 21) e gratuiti su appuntamen­to (25 posti max) dove si parla di cura e prevenzion­e

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