LA VOCE DI NILLA «IL MIO DUETTO CON LEI»
Kelly Joyce porta stasera al Festival di giovani talenti «Non sono sogni», un inedito della Pizzi. La cantante francese «naturalizzata» romagnola ha scoperto per caso l’incisione rimasta incompleta e dice: «Lei era una grande diva»
La sorpresa di Castrocaro, il festival che ha lanciato tante voci e volti nuovi, sarà Nilla Pizzi. La cantante di Sant’Agata Bolognese, nel cuore degli italiani, e scomparsa nel 2011 sarà presente con un inedito, in duetto con la cantante francese «naturalizzata» romagnola Kelly Joyce, nel corso della diretta televisiva della cinquantanovesima edizione, stasera su Rai1.
«Francese, africana, irlandese, arrivata a Riccione a due anni» precisa la brava interprete nera, nata nel 1982. Di recente ha inciso un Padre nostro in inglese intrecciato con la voce in preghiera di papa Francesco. «Sono Italiana, ormai, tant’è che adesso sto facendo la conserva di pomodoro, come tutte le brave arzdore romagnole».
Era in sala di incisione quando ha scoperto Non sono sogni, l’ultima canzone alla quale stava lavorando subito prima di morire la plurivincitrice del festival di Sanremo, la signora di Grazie dei fiori, di Papaveri e papere e mille altri successi. Ci racconta: «È stata una casualità. Il team con cui incido è in parte lo stesso che lavorava con Nilla Pizzi nell’ultimo periodo della sua vita. Tony Labriola e Stefano Govoni mi hanno fatto sentire quel brano, incompleto, e mi hanno provocato a finirlo, per vedere se accettavo la sfida. Mi sono messa a studiare la musica di Nilla Pizzi e quella italiana degli anni 50. Mi sono entusiasmata, in particolare per Grazie dei fiori, un ritmo bellissimo di beguine dal sapore mediterraneo». Così è nato il duetto che vedremo stasera: «Sono stata colpita e conquistata dalla forza di una donna della sua età (aveva circa 90 anni) che si avventura ancora a creare in studio. Ma in realtà mi sembra troppo chiamarlo duetto. Mostriamo un documento video, girato col telefonino, di Nilla che lavora all’incisione del pezzo di Labriola e Govoni, con le parole di Piero Castellacci. Io interagisco con lei in un altro video, recente, riprendendo tre frasi musicali
e intervenendo in un modo simile dal vivo. È un omaggio, un tentativo di finire ciò che aveva iniziato, e per me un modo per misurarmi con quel momento della canzone. Lei era una grande diva, piena però di umanità. Ha il merito di aver portato all’estero la musica italiana. È una meraviglia confrontarsi con un’artista simile».
Kelly Joyce sembrerebbe lontana da quel mondo: viene dal gospel, dal pop jazz, dalla fusion. «Ora sto realizzando un disco che si ispira proprio alla canzone italiana degli anni 50-60. È fatto tutto di inediti, ma nello stile di allora. Io vi aggiungo la mia voce nera e la mia cultura piena di contaminazioni».