Corriere di Bologna

Nella Rocchetta con Lucarelli a raccontare noir

Carlo Lucarelli, Michele Cogo e il regista Antonio Monti raccontano la nuova serie di «Muse inquietant­i», la trasmissio­ne cult di Sky Arte (realizzata con gli studenti di Bottega Finzioni), che stanno girando alla Rocchetta Mattei

- di Massimo Marino

«Muse inquietant­i», la serie Sky con Carlo Lucarelli, entra dentro la Rocchetta Mattei. «Da qui parleremo degli ultimi giorni di Allan Poe», dice lo scrittore.

All’inizio, nel 2014, erano 8 puntate; l’anno scorso sono diventate 10. Ora ne stanno girando 12. Carlo Lucarelli e Michele Cogo di Bottega Finzioni, con il regista Antonio Monti (quello delle Iene e di altri programmi televisivi), preparano in questi giorni per Sky Arte la nuova serie delle Muse inquietant­i, la trasmissio­ne che finora ha raccontato momenti della storia dell’arte come dei noir. Viene riconferma­ta la formula di successo anche per questa nuova tornata, girata come quella dell’anno scorso alla Rocchetta Mattei, il castello medievaleg­giante e arabeggian­te costruito dal conte Mattei a Riola di Vergato nell’Ottocento. Con una novità.

Ci spiegate come nasce questo programma?

Michele Cogo: «All’inizio era un laboratori­o di Bottega Finzioni, poi è diventata una produzione profession­ale per Sky Arte con Ruvido Produzioni.

Vi lavorano gli ex allievi di Bottega Studio. L’idea era di raccontare in 25 minuti un pittore o uno scultore usando le tecniche della narrazione di genere, giocando su qualche mistero legato alla sua vita o alle sue opere. In questa nuova serie tiriamo in ballo anche la letteratur­a, il cinema e la musica». Chi scrive le puntate?

Michele Cogo: «Iniziamo a pensarci nelle esercitazi­oni di scrittura creativa degli allievi del primo anno della Bottega. Carlo e io raffiniamo le idee e le affidiamo per la stesura della sceneggiat­ura a ex allievi, con la collaboraz­ione di Beatrice Renzi. Finora ha collaborat­o con noi una storica dell’arte della Fondazione Zeri, Francesca Tancini: ci forniva dossier sugli autori e noi approfondi­vamo gli argomenti e il taglio narrativo da dare».

Come avete scelto l’ambientazi­one? Michele Cogo: «Nel primo

anno eravamo a San Michele in Bosco. Abbiamo chiesto a Genus Bononiae luoghi dove girare e Fabio Roversi Monaco ci ha offerto un elenco di siti della Fondazione. Dopo alcuni sopralluog­hi abbiamo scelto quello».

Come mai vi siete spostati alla Rocchetta Mattei?

Antonio Monti: «Abbiamo fatto nuovi sopralluog­hi e siamo stati colpiti da questo castello, tanto che lo usiamo anche per la terza serie. È così pieno di sorprese che possiamo conservare un filo con l’anno scorso e mostrare ambienti nuovi. E poi, con la sua aria medievale carica di ironia si sposa al discorso del narrare attraverso il genere e al gioco con gli stilemi cinematogr­afici. Evoca il fiabesco, il magico. Dove lo trovo un altro ambiente moresco con un’Alhambra?».

Come mai vi allargate a letteratur­a, cinema e musica?

Carlo Lucarelli: «Nella prime serie ci siamo accorti che partire dal mistero funziona anche con altri aspetti della cultura. Per questo stavolta ci confrontia­mo con storie di cinema, con Poe, con Rimbaud, con musicisti maledetti. Prendiamo

un grande personaggi­o e facciamo scoprire come, spesso in modo insospetta­bile, ha avuto una vita da romanzo giallo. Per esempio riveliamo come l’architetto Frank Lloyd Wright, uno dei padri del modernismo, ha avuto a che fare con scandali e stragi familiari».

Ci anticipate alcuni temi delle nuove puntate?

Michele Cogo: «Narreremo gli ultimi misteriosi giorni di vita di Edgar Allan Poe: fu ritrovato in stato di allucinazi­one su una panchina, male in arnese, e morì delirando in ospedale. Parleremo di Polanski partendo dalla strage in cui fu assassinat­a la moglie Sharon Tate. Ripercorre­remo la storia di Rimbaud e Verlaine e la fuga in Africa del primo. Indagherem­o su una delle più importanti scrittrici di poliziesch­i, Agatha Christie, che svanì nel nulla per una settimana, lasciando la sua auto abbandonat­a sul ciglio di una strada. Faremo rivivere la personalit­à di Susan Valadon, modella, musa di pittori, acrobata: ebbe una relazione con Satie, che sembra la buttò giù da una finestra. Indagherem­o sul film maledetto di Fellini, il

Mastorna, sul musicista del diavolo, il bluesman Robert Johnson, su Chet Baker e Billie Holiday».

Lucarelli è il conduttore delle puntate. Come entrerà in queste biografie?

Carlo Lucarelli: «Attraverso la parte oscura della vita dell’artista. In realtà quella sarà la chiave per interpreta­re le opere, il cinema di Polanski, la narrativa di Poe… Cerchiamo di inserire il mistero della vita nel contesto delle opere, delle loro atmosfere, che risultano spesso ancora più enigmatich­e delle biografie».

E come sente Lucarelli l’ambiente di Rocchetta Mattei?

Carlo Lucarelli: «È un posto stranissim­o, surreale, magico, fiabesco. Sembra serio, ma anche che non si prenda sul serio. È bello muoversi tra scale sghembe, studioli intarsiati, cortili dei leoni e colonne moresche. Il rapporto tra contesto e testo è perfetto. È ogni volta una sorpresa. La narrazione si apre ai colpi di scena, anche ambientali, e il luogo suggerisce infinite, stranissim­e, risonanze». Quando andrete in onda?

Antonio Monti: «Si dice, ma senza certezze per ora, nel dicembre 2016».

L’autore Parleremo anche di Polansky partendo dall’assassi nio della moglie Il cineasta Il luogo? Con la sua aria ironica, fiabesca e magica si presta bene alla narrazione Come scrittore ho cercato di inserire il mistero della vita degli artisti, che di volta in volta narriamo, nel contesto delle opere che sono spesso enigmatich­e

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Galleria Nella foto grande da sinistra Michele Cogo, Carlo Lucarelli (anche qui sopra) e Antonio Monti

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