UN FILO ROSSO VERSO IL FUTURO
Un filo rosso lega tre eventi della scorsa settimana: la presentazione del piano del governo su Industria 4.0; la visita del premier Renzi a Ducati, Lamborghini e al nuovissimo stabilimento Philip Morris; il quindicesimo convegno della rivista «L’Industria» (Il Mulino) dedicato alla «Fabbrica digitale». Il filo rosso parte dalla definitiva riscoperta della manifattura come motore primo della crescita grazie alla ricerca scientifica a cui dà luogo, alla tecnologia che incorpora, al capitale umano di qualità di cui abbisogna, alla sua piena esposizione alla concorrenza internazionale. Tale consapevolezza, almeno dalle nostre parti, viene da lontano e, più in generale, è la parte della storia già conosciuta e condivisa un po’ dappertutto nel Paese. Come spesso accade, tuttavia, c’è un seguito della storia e il filo rosso deve continuare a dipanarsi: in quale direzione? La giusta riscoperta della manifattura deve proseguire il suo cammino verso la nuova rivoluzione industriale — la quarta — imperniata sulle tecnologie digitali che tutto connettono: macchine, oggetti, persone. Torniamo così agli eventi della settimana scorsa. Il piano del governo dota l’Italia di uno strumento di policy oggi fondamentale (si pensi alle esperienze di Germania e Usa), compiendo la scelta «di intervenire con azioni orizzontali e non verticali o settoriali» (l’iperammortamento per gli investimenti 4.0, il credito d’imposta sulle spese in ricerca e sviluppo). La visita del premier ha consentito di mostrare a tutto il Paese, una volta di più, il valore dell’industria bolognese ed emilianoromagnola, un’industria di eccellenza dove i semi della trasformazione tecnologica stanno germogliando, a cominciare dall’automotive e dalla meccanica strumentale. L’annuale convegno della rivista L’Industria ha messo a confronto studiosi e uomini d’impresa, cercando di gettare luce su quanto sta cambiando e cambierà sia all’interno delle fabbriche (i robot, la stampa 3D, i big data), sia intorno a esse (nel territorio, nei distretti, nella scuola e nell’università). Sostiene la Commissione europea — promotrice di un’iniziativa sulla «digitalizzazione» — che «qualsiasi industria in Europa» potrà beneficiare delle nuove tecnologie. Ma soggiunge che «il grado di digitalizzazione dell’industria varia da settore a settore». La domanda per ogni economia locale, dunque, diviene: è saggio iniziare dai propri punti di forza? Se la risposta è sì, non mancano — qui e ora — le traiettorie tecnologiche, nella manifattura e nei servizi (si pensi al Cineca e a Yoox), sulle quali investire mediante uno sforzo congiunto pubblico-privato.