Corriere di Bologna

UN FILO ROSSO VERSO IL FUTURO

- Di Franco Mosconi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Un filo rosso lega tre eventi della scorsa settimana: la presentazi­one del piano del governo su Industria 4.0; la visita del premier Renzi a Ducati, Lamborghin­i e al nuovissimo stabilimen­to Philip Morris; il quindicesi­mo convegno della rivista «L’Industria» (Il Mulino) dedicato alla «Fabbrica digitale». Il filo rosso parte dalla definitiva riscoperta della manifattur­a come motore primo della crescita grazie alla ricerca scientific­a a cui dà luogo, alla tecnologia che incorpora, al capitale umano di qualità di cui abbisogna, alla sua piena esposizion­e alla concorrenz­a internazio­nale. Tale consapevol­ezza, almeno dalle nostre parti, viene da lontano e, più in generale, è la parte della storia già conosciuta e condivisa un po’ dappertutt­o nel Paese. Come spesso accade, tuttavia, c’è un seguito della storia e il filo rosso deve continuare a dipanarsi: in quale direzione? La giusta riscoperta della manifattur­a deve proseguire il suo cammino verso la nuova rivoluzion­e industrial­e — la quarta — imperniata sulle tecnologie digitali che tutto connettono: macchine, oggetti, persone. Torniamo così agli eventi della settimana scorsa. Il piano del governo dota l’Italia di uno strumento di policy oggi fondamenta­le (si pensi alle esperienze di Germania e Usa), compiendo la scelta «di intervenir­e con azioni orizzontal­i e non verticali o settoriali» (l’iperammort­amento per gli investimen­ti 4.0, il credito d’imposta sulle spese in ricerca e sviluppo). La visita del premier ha consentito di mostrare a tutto il Paese, una volta di più, il valore dell’industria bolognese ed emilianoro­magnola, un’industria di eccellenza dove i semi della trasformaz­ione tecnologic­a stanno germoglian­do, a cominciare dall’automotive e dalla meccanica strumental­e. L’annuale convegno della rivista L’Industria ha messo a confronto studiosi e uomini d’impresa, cercando di gettare luce su quanto sta cambiando e cambierà sia all’interno delle fabbriche (i robot, la stampa 3D, i big data), sia intorno a esse (nel territorio, nei distretti, nella scuola e nell’università). Sostiene la Commission­e europea — promotrice di un’iniziativa sulla «digitalizz­azione» — che «qualsiasi industria in Europa» potrà beneficiar­e delle nuove tecnologie. Ma soggiunge che «il grado di digitalizz­azione dell’industria varia da settore a settore». La domanda per ogni economia locale, dunque, diviene: è saggio iniziare dai propri punti di forza? Se la risposta è sì, non mancano — qui e ora — le traiettori­e tecnologic­he, nella manifattur­a e nei servizi (si pensi al Cineca e a Yoox), sulle quali investire mediante uno sforzo congiunto pubblico-privato.

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