«Senza sostegno politico Conti era preoccupata Venne anche a casa mia»
«La Conti era preoccupata e non nascose la sua emozione nell’affrontare una questione così complessa, anche io ero preoccupata per le conseguenze che ci potevano essere per le cooperative in caso di decadenza del Poc». La presidente di Legacoop Rita Ghedini descrive così l’ultimo incontro in ordine di tempo con la sindaca. Era il 23 dicembre del 2014 e la strada verso l’azzeramento della Colata era ormai tracciata. «Fu un incontro avvenuto in un clima partecipato e non ostile», mette a verbale la numero uno dei cooperatori nell’interrogatorio davanti ai magistrati il 20 ottobre. Evidentemente non lo percepì allo stesso modo la sindaca renziana che aveva denunciato da tempo le presunte pressioni ricevute, tra gli altri, anche dalla presidente Ghedini.
Ai magistrati Ghedini descrive uno scenario completamente diverso. Parla di una normale interlocuzione su una vicenda che naturalmente stava a cuore ai cooperatori e di incontri spesso chiesti proprio dalla sindaca. Il primo avviene a casa della Ghedini il 19 ottobre 2014, quando l’ex senatrice Pd è ancora «solo» presidente della finanziaria le cui quote appartengono, tra le altre, a Coop Costruzioni e Coop Murri: «Mi chiamò per avere indicazioni sul testo del Jobs Act, in quanto per anni avevo fatto parte della commissione lavoro del Senato. Ci vedemmo a casa mia e mi rappresentò le sue preoccupazioni per la vicenda di Idice, di cui prima di allora non avevo sentito parlare. Mi disse che le indicazioni del Poc andavano superate perché si era presa un impegno in campagna elettorale e le scelte urbanistiche della precedente amministrazione erano state dirette dai funzionari del Comune, mi fece il nome di Mari». La Conti, racconta Ghedini, puntava su una riqualificazione degli edifici esistenti e aveva avviato un confronto senza successo con gli attuatori: «Si mostrò dispiaciuta per avere avuto pochi sostegni politici nella vicenda e mi manifestò preoccupazione per un attuatore che gli avevano detto essere sotto indagine. Mi disse d’aver già parlato con Gamberini che le aveva consigliato di continuare a trattare con gli attuatori per trovare una soluzione».
A dicembre, ricostruisce davanti ai pm, Conti la cerca ancora. La Ghedini in seguito le chiede un appuntamento «perché nel frattempo ero divenuta presidente di Legacoop e del cda di Coop Murri che detiene il 50% di Astrale, uno dei soggetti attuatori. Gamberini mi aveva parlato di Idice dicendomi che c’era un percorso per superare i problemi e io lo incaricai di seguire la questione». L’incontro si tiene il 23 dicembre e anche in questo caso Ghedini esclude pressioni o invasioni di campo: «Le chiedo chiarimenti sui tempi della procedura e se vuole riprendere il dialogo con i soggetti attuatori, risponde che vuole trovare una soluzione ma non prima del voto in Consiglio (sulla decadenza del poc, ndr). Dice che l’amministrazione non vuole più quell’edificazione e io le faccio presente le conseguenze per gli attuatori, perché erano state rilasciate fideiussioni ai venditori delle terre, che le coop erano esposte con le banche in forza dei diritti edificatori».
Ghedini racconta ai pm della possibilità di proseguire nel confronto nonostante l’avvio della procedura di decadenza del Poc, eventualità che la Conti non esclude: «Spiegò che non voleva trovarsi costruzioni invendute o non completate visti i tempi difficili per l’edilizia». A quel punto i magistrati le leggono le dichiarazioni rese dalla Conti su un danno erariale paventato dalla presidente e sulla sua richesta di far partire i cantieri per tenere buone le banche: «Non ricordo di averle detto che gli attuatori avrebbero fatto il primo scavo e poi avrebbero lasciato lì finché non c’era possibilità di vendere. Fu lei a ipotizzare che l’intervento rischiava di rimanere incompiuto».