Emergenza minori soli I Comuni scavalcati protestano con Roma
Minorenni stranieri che da soli arrivano in città e richiedono accoglienza, con il Comune che ne diviene per legge tutore legale. Da una parte ci sono i ragazzini africani, provenienti dagli sbarchi, in fuga dalla guerra. Dall’altra tanti minorenni albanesi, che in molti casi non hanno affrontato un viaggio di fortuna ma sono arrivati con un passaporto e un visto turistico. Il più delle volte accompagnati da un adulto, come ricostruisce la polizia marittima, e invece raccontano di essere soli.
È il doppio binario dell’accoglienza dei minori non accompagnati. Ora Anci EmiliaRomagna ha chiesto al Viminale chiarezza. Perché entrambe le accoglienze presentano diverse criticità. La prima è quella a cui Anci ha assistito sabato scorso quando è entrato in funzione il nuovo hub per minori di Budrio assieme a quello di Ravenna: «Non è stato trasferito nessuno dei minori presenti da mesi all’hub adulti Mattei — scrivono dall’Associazione dei Comuni dell’Emilia-Romagna — ma sono stati inviati 42 ragazzi direttamente da Reggio Calabria». Scelta che ha fatto storcere il naso all’Anci regionale, assegnataria dei fondi Fami per l’attivazione dell’accoglienza di minori non accompagnati in due hub ad hoc, che affiancano quello di via Siepelunga del Comune di Bologna.
Poi c’è la questione dei minori albanesi, che segue strade del tutto diverse: «In EmiliaRomagna sono oltre il 50% i MSNA di origine albanese accolti nei Comuni. Solo questo libererebbe 400 posti di seconda accoglienza per minori in grave necessità di tutela come quelli presenti all’hub Mattei». Così dodici sindaci, assieme al vice presidente della Regione Elisabetta Gualmini e alla coordinatrice Anci EmiliaRomagna per l’immigrazione, Chiara Sapigni, hanno sottoscritto una lettera indirizzata alle prefetture e al Capo per l’Immigrazione del Viminale, il prefetto Mario Morcone. In regione fino a un mese fa i minori stranieri non accompagnati ospitati nelle strutture ad hoc erano 855. Il 48,2% dei ragazzi accolti – soprattutto maschi – sono albanesi (412), subito dopo ci sono ragazzi gambiani che sono 56 e rappresentano il 6,5%.
Una realtà dai costi importanti per le amministrazioni pubbliche, soprattutto perché sono in aumento le truffe dei minori albanesi abbandonati (o finti tali). A Forlì sono partite le prime denunce, così come già due anni fa il Comune di Bologna aveva segnalato all’autorità giudiziaria situazioni non chiare. Arrivano da un Paese dove non sono in corso né guerre né crisi umanitarie e raccontano storie inventate: come l’essere arrivati a bordo di tir o di aver preso da soli un traghetto, ma quando partono le indagini si scopre che erano assieme a un adulto che li accompagna e li lascia per la richiesta di domicilio di sicurezza. Il Comune diventa tutore legale. Su questa scia, la polizia di Forlì ha denunciato 41 adulti, tutti albanesi, per truffa aggravata ai danni di enti pubblici, abbandono di minore e favoreggiamento all’immigrazione clandestina aggravata. Venticinque i minori deferiti (24 quelli già riportati in patria con un risparmio stimabile di oltre 950mila euro per le finanze pubbliche).
Fenomeno confermato anche dalla Procura minorile di Bologna che ha coordinato l’inchiesta di Forlì: «Sono tanti i minori stranieri non accompagnati di origine albanese che arrivano in regione di cui i comuni se ne fanno carico, come previsto dalla legge — spiega il procuratore facente funzioni per la Procura minorile, Silvia Marzocchi — . Capita che per alcuni di questi, dopo la prima ospitalità scattino delle verifiche perché i loro racconti sulle loro modalità di arrivo sono sembrati fallaci. A quel punto si procede con l’ipotesi di reato quale truffa agli enti che li accolgono, truffa allo Stato».
Intanto il presidente della Regione Stefano Bonaccini sul tema dell’accoglienza ricorda, all’indomani della Conferenza delle Regioni che presiede, quanto sia importante che «L’Europa assuma un atteggiamento diverso da quello avuto in questi anni». E per questo ha chiesto un incontro urgente al governo.