Statuto, Ubertini deluso «Vedo poco partecipazione» Il personale chiede di votare
Un referendum sulla proposta di nuovo Stato dell’Ateneo. È la richiesta che si leva da più parti durante la seconda assemblea generale che si è tenuta ieri per discutere la bozza di modifica preparata dal gruppo di lavoro guidato dal giurista Marco Dugato. Lo chiedono alcuni docenti, ma soprattutto il personale. Il rettore risponde subito («L’ho appuntato, ne discuterò con il Senato accademico», assicura), non prima di aver stigmatizzato la scarsa partecipazione.
Ci saranno state duecento persone nell’aula A di via Belmeloro ad ascoltare le varie ipotesi di modifica della carta costituzionale di Unibo. «Siamo pochi, anche la volta scorsa lo eravamo — constata Francesco Ubertini —, questo è il momento di parlare, ognuno può dire la sua, il confronto è l’essenza della democrazia, anche se capisco che l’argomento non scalda gli animi. Siamo all’inizio e non alla fine di un percorso. La discussione ora diventa concreta, mi aspetto una partecipazione il più allargata possibile».
È vero, il tema non scalda i cuori a molti. Tecnici e amministrativi colgono anche questa occasione per bocciare le proposte di modifica che in qualche modo tradiscono, a loro dire, le promesse fatte da Ubertini in campagna elettorale,in primis la loro presenza in Cda e l’elettività dello stesso. «Il rettore invece di dettare le linee guida ha lasciato carta bianca al Senato, un organo a lui ostile — tuona Virginio Pilò, tecnico a Ingegneria, sindacalista della Flc Cgil —, questa è una proposta pilatesca che nelle sue varie ipotesi lascia spazio alle consorterie che avrebbe dovuto combattere». «Non faccio parte di alcuna consorteria e non siamo stati condizionati da alcun gruppo di pressione — ribatte il presidente Dugato —, abbiamo ascoltato le idee di tutti».
Tante le proposte e le critiche. L’eleggibilità o meno del Consiglio d’amministrazione e la sua composizione allargata al personale è certamente uno dei punti nevralgici che spacca l’Ateneo. C’è infatti chi, come l’area medica, vorrebbe il mantenimento dello status quo, «diversamente ci sarebbe una difficile governabilità dell’Ateneo», dichiara la farmacologa Elisabetta Poluzzi. Maurizio Sobrero, già candidato rettore, e l’economista Sandro Sandri insistono su una maggiore rappresentatività dei direttori di dipartimento, mentre dalla Romagna si chiede più potere ai Campus. I Docenti preoccupati parlano attraverso il filosofo Maurizio Matteuzzi: «Ci vuole un referendum per le modifiche approvate dal Senato, così la comunità intera non è tenuta in scacco da un’oligarchia». E tanti applaudono.
Ubertini alla fine tira le fila. «Ho le idee molto chiare e sono quelle scritte nel programma elettorale, ma sono il rappresentante di tutta la comunità e ho il dovere di guidare gli organi». Il 10 ottobre convoca gli organi. Poi si vedrà.