La seconda maglia è troppo bella La Virtus pensa di abolire il bianco
Prima casacca deludente: squadra in nero anche in casa. Fortitudo a pois
«Cosa sono quei segni neri? Sembrano delle mosche». Di primo acchito, la nuova maglia bianca della Virtus presentata in Sala Borsa è un po’ osée, criptica se accostata alla tradizione che era nelle intenzioni — leggiamo sulla nota della Macron — richiamare per la stagione 2016/2017. Il logo bello visibile in alto a sinistra, una inedita V grigia gigante dipinta sul davanti con tante piccole «Vu-ine nerine» collocate sul grigio. Le mosche, appunto, «viste» da quel tifoso. Forse questa cosa della V che non si vedeva e andava valorizzata di più è un po’ sfuggita di mano. D’altronde il logo invisibile è stato il casus belli che portò all’allontanamento di Villalta un anno fa e s’è fatta grande attenzione, non foss’altro per evitare di terremotare un’altra stagione. Ma l’eleganza è andata a farsi friggere. La questione del grigio, poi, è d’annata. Nel 1991-92 la Reebok propose una maglia in cui lo sponsor Knorr, i numeri e la V nera erano contornati da un vistoso bordo grigio. Apriti cielo. Quelle casacche durarono una manciata di giornate addosso a Zdovc e Wennington, poi furono ritirate e Cazzola, al primo anno in sella da padrone, pretese maglie più tradizionali.
Si parla di quella bianca, perché la nera invece è davvero bellissima sia nell’effetto che regala da lontano sia vista da vicino, nei dettagli. È piaciuta talmente tanto che la Virtus sta meditando di utilizzarla il più possibile, pure in casa, per dare una chiara impronta anche cromatica alla squadra.
L’ipotesi è percorribile, ci sono precedenti illustri a cominciare dalla Benetton Treviso che giocava in verde le partite casalinghe e in bianco quelle esterne. Nel girone Est della A2, proprio Treviso ha chiesto di giocare in azzurro e Trieste in rosso le gare interne. Il diktat del bianco casalingo è caduto anche tra i cadetti e sebbene sarebbe un calcio alla tradizione, è una novità che i virtussini potrebbero apprezzare. Domenica, contro Piacenza, sapremo se l’ipotesi è divenuta realtà. La procedura è semplice: si comunica alla Fip che la tenuta casalinga è «scura» e si suggerisce agli altri club di venire a Bologna con una muta chiara. Il nero, colore neutro, potrebbe favorire la soluzione scura di fatto per tutte le gare stagionali. E addio «mosche». È passata invece inosservata la «S» rossa di Segafredo: il marchio ha un prestigio senza pari e uno strappo si può fare con gioia. La Virtus lo fece anche per la Kinder, e quell’iniziale scarlatta portò decisamente fortuna.
Ancora più audace la Fortitudo, che stasera presenta le proprie attesissime maglie ufficiali in una grande festa dedicata ai tifosi al PalaDozza. Kontatto, brand leader della moda, l’ha fatta grossa: bianca con pois blu in casa, blu con pois bianchi fuori. La campagna pubblicitaria è già partita e la casacca sarà un totale inedito. Difficile leggere i marchi, ma nella maglia bianca quello principale scritto in rosso si vede benissimo. La voce dei «pallini» s’era sparsa da qualche giorno, anche nei nostri pronostici la macchinina della Effe era blu a pois. Che questo, poi, diventi oggetto di scherno da derby è acclarato. Da «pois» a «puah» il passo è breve e la pronuncia non cambia. Ma la Fortitudo 2017 vuol essere un passo avanti a tutti, non solo in classifica.
@DL_corriere