Corriere di Bologna

La seconda maglia è troppo bella La Virtus pensa di abolire il bianco

Prima casacca deludente: squadra in nero anche in casa. Fortitudo a pois

- Di Daniele Labanti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Cosa sono quei segni neri? Sembrano delle mosche». Di primo acchito, la nuova maglia bianca della Virtus presentata in Sala Borsa è un po’ osée, criptica se accostata alla tradizione che era nelle intenzioni — leggiamo sulla nota della Macron — richiamare per la stagione 2016/2017. Il logo bello visibile in alto a sinistra, una inedita V grigia gigante dipinta sul davanti con tante piccole «Vu-ine nerine» collocate sul grigio. Le mosche, appunto, «viste» da quel tifoso. Forse questa cosa della V che non si vedeva e andava valorizzat­a di più è un po’ sfuggita di mano. D’altronde il logo invisibile è stato il casus belli che portò all’allontanam­ento di Villalta un anno fa e s’è fatta grande attenzione, non foss’altro per evitare di terremotar­e un’altra stagione. Ma l’eleganza è andata a farsi friggere. La questione del grigio, poi, è d’annata. Nel 1991-92 la Reebok propose una maglia in cui lo sponsor Knorr, i numeri e la V nera erano contornati da un vistoso bordo grigio. Apriti cielo. Quelle casacche durarono una manciata di giornate addosso a Zdovc e Wennington, poi furono ritirate e Cazzola, al primo anno in sella da padrone, pretese maglie più tradiziona­li.

Si parla di quella bianca, perché la nera invece è davvero bellissima sia nell’effetto che regala da lontano sia vista da vicino, nei dettagli. È piaciuta talmente tanto che la Virtus sta meditando di utilizzarl­a il più possibile, pure in casa, per dare una chiara impronta anche cromatica alla squadra.

L’ipotesi è percorribi­le, ci sono precedenti illustri a cominciare dalla Benetton Treviso che giocava in verde le partite casalinghe e in bianco quelle esterne. Nel girone Est della A2, proprio Treviso ha chiesto di giocare in azzurro e Trieste in rosso le gare interne. Il diktat del bianco casalingo è caduto anche tra i cadetti e sebbene sarebbe un calcio alla tradizione, è una novità che i virtussini potrebbero apprezzare. Domenica, contro Piacenza, sapremo se l’ipotesi è divenuta realtà. La procedura è semplice: si comunica alla Fip che la tenuta casalinga è «scura» e si suggerisce agli altri club di venire a Bologna con una muta chiara. Il nero, colore neutro, potrebbe favorire la soluzione scura di fatto per tutte le gare stagionali. E addio «mosche». È passata invece inosservat­a la «S» rossa di Segafredo: il marchio ha un prestigio senza pari e uno strappo si può fare con gioia. La Virtus lo fece anche per la Kinder, e quell’iniziale scarlatta portò decisament­e fortuna.

Ancora più audace la Fortitudo, che stasera presenta le proprie attesissim­e maglie ufficiali in una grande festa dedicata ai tifosi al PalaDozza. Kontatto, brand leader della moda, l’ha fatta grossa: bianca con pois blu in casa, blu con pois bianchi fuori. La campagna pubblicita­ria è già partita e la casacca sarà un totale inedito. Difficile leggere i marchi, ma nella maglia bianca quello principale scritto in rosso si vede benissimo. La voce dei «pallini» s’era sparsa da qualche giorno, anche nei nostri pronostici la macchinina della Effe era blu a pois. Che questo, poi, diventi oggetto di scherno da derby è acclarato. Da «pois» a «puah» il passo è breve e la pronuncia non cambia. Ma la Fortitudo 2017 vuol essere un passo avanti a tutti, non solo in classifica.

@DL_corriere

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A sinistra la maglia nera: la Virtus vuole utilizzarl­a anche in casa. A destra la casacca bianca
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Nuovo kit
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