«Niente paura, questa è musica»
Messinis, Sani e Borsari sulla scelta del contemporaneo: «Il pubblico si sta educando»
Contemporaneo. Sarà pure facile a dirsi ma nel mondo della musica non è tanto facile provarci e far contento il pubblico, con il contemporaneo. Come evidenziato ieri dal Corriere di Bologna per la presentazione di Angelica Festival. Eppure a scorrere le tabelle dei criteri con cui accedere ai fondi ministeriali, contemporaneo è una parola che premia certamente più di altre come barocco o antico.
Per il sovrintendente del Comunale di Bologna Nicola Sani la questione è sempre stata nevralgica, non solo perché lui è un compositore in attività. Ma soprattutto pe le sue scelte in cartellone: una consistente dose di prime esecuzioni assolute come Il Suono giallo di Solbiati in stagione d’opera lo scorso anno e Luci miei traditrici di Sciarrino in un nuovo allestimento. Sani è pronto a stigmatizzare chi vede nella musica contemporanea lo spauracchio da combattere in nome del più tranquillizzante repertorio. «Peggio ancora sono i luoghi comuni del disamore del pubblico verso le nuove proposte. Noi stiamo invertendo la tendenza, cercando chiavi di accesso non univoche per un pubblico forse logoro di ascoltare sempre le stesse cose». Da qui un ulteriore rilancio, con una rassegna fitta di prime assolute che prende il nome di Bologna Modern e dove il Teatro Comunale si ritroverà a collaborare con Musica Insieme.
«Se ad un bambino facciamo ascoltare Beethoven o Cage — riflette Bruno Borsari di Musica Insieme — ascolterà entrambi con la medesima apertura e curiosità. Spesso sono le nostre abitudini consolidate, e una certa pigrizia, a renderci diffidenti verso quello che è nuovo. Ma ogni musica è contemporanea, nel momento della sua esecuzione. Perché parla all’ascoltatore di oggi, qui e ora, e naturalmente deve essere in grado di “farsi capire”. Di diventare familiare, quotidiana appunto, in modo da non spaventare ma attrarre, o comunque incuriosire, comunicare».
Parole maturate negli anni, con l’invenzione di Musica Insieme Contemporanea che affianca la stagione principale.
«Un primo fatto importante è saper dosare le proposte» — ragiona il direttore artistico di Bologna Festival Mario Messinis che della dialettica tra nuovo e antico ha fatto il marchio di fabbrica della sezione più stimolante della rassegna concertistica — Un’impostazione monografica può ingenerare un effetto di sazietà nell’ascoltatore. Per troppo tempo siamo stati oppressi da concertini zeppi di prime esecuzioni che non hanno giovato molto. Un altro fatto importante è che il costume musicale è cambiato e tocca lottare con l’alibi diffuso per cui vince il repertorio che piace al pubblico. Ma è appunto un alibi. Ci vuole una rigorosa selezione di autori e una costante relazione con la storia della musica in senso più lato, perché il pubblico possa scoprire il piacere di ascoltare maestri come Maderna, Nono, Kurtag. Contano anche gli interpreti. Importante accostare i maestri di ieri e di oggi e più importante ancora saperli riconoscere».