Corriere di Bologna

Idice, il procurator­e stoppa le polemiche «Nessuna persecuzio­ne verso le coop»

Amato allontana l’idea di un accaniment­o nelle indagini. Il dem Castelli: «Io sempre corretto»

- Pierpaolo Velonà © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Non è in atto alcuna persecuzio­ne ai danni di Legacoop. E gli avvisi di fine indagine inviati dalla Procura ai sette indagati per la vicenda della Colata di Idice non sono altro che un passaggio «fisiologic­o» dell’azione giudiziari­a. Il procurator­e capo di Bologna, Giuseppe Amato, difende il lavoro del suo ufficio e allontana l’idea di un accaniment­o contro le coop per l’inchiesta partita dalla denuncia del sindaco Isabella Conti che ha denunciato minacce e pressioni da esponenti del Pd e del mondo cooperativ­o per la sua intenzione di bloccare la new town da 582 alloggi che una cordata, composta anche da Coop Costruzion­i, era pronta a costruire.

«L’avviso di chiusura indagini fa parte della fisiologia del processo ed è il fondamento per il pieno esercizio della difesa, che questo non sia persecutor­io lo dimostra il fatto che l’ho firmato anch’io», ha detto Amato. Un invito alla distension­e, insomma. E ad attendere il previsto iter giudiziari­o. Parole pronunciat­e da Amato a margine del congresso dell’Unione Camere penali, dopo avere appreso dai giornali del contrattac­co dei cooperator­i che in una nota, firmata tra gli altri da Pierluigi Stefanini (Unipol) e Adriano Turrini (Coop Adriatica), si sono detti «sconcertat­i dalla sovraespos­izione», concludend­o con una domanda polemica: «Sarebbero queste le minacce?». Amato ritiene irricevibi­li le accuse dei cooperator­i e si limita a osservare che «l’avviso di chiusura indagini è un momento interlocut­orio, in cui non si decide nulla».

Si aggiunge così un nuovo capitolo alla querelle tra cooperator­i e procura, dopo che Amato e il sostituto Morena Plazzi hanno notificato il fine indagine a Simone Gamberini e Rita Ghedini, direttore e presidente di Legacoop Bologna; a Massimo Venturoli, rappresent­ante legale della Palazzi Srl (una delle aziende della cordata); a Stefano Sermenghi, sindaco di Castenaso; all’ex sindaco di San Lazzaro Aldo Bacchiocch­i; al presidente dei revisori del Comune Germano Camellini e al tesoriere del Pd di Bologna, Carlo Castelli. Per tutti l’accusa è di concorso in minaccia a corpo politico o amministra­tivo. E ieri, dopo 48 ore di silenzio, ha rotto il riserbo uno dei sette indagati: il tesoriere dem Castelli. Che si dice «sorpreso» del coinvolgim­ento nell’inchiesta, e pur affermando «grande rispetto per il lavoro della magistratu­ra», si dice convinto della «correttezz­a assoluta» dei propri comportame­nti. Castelli si professa innocente: «Ho sempre concepito il ruolo di tesoriere come un compito da svolgere con onore e disciplina. Sarà mia cura documentar­e il contributo che ho dato (che il sindaco Isabella Conti dovrebbe ben conoscere) per un voto libero e consapevol­e dei consiglier­i comunali del Pd a favore della delibera di decadenza del Poc», il piano urbanistic­o da cui è stata stralciata la Colata.

L’avviso di chiusura indagini fa parte della fisiologia del processo

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy