Palazzo d’Accursio e i «dubbi» sui minori soli
Bologna ospita 60 ragazzi albanesi non accompagnati: «Non tutti hanno davvero bisogno»
«Sono povero, sono qui da solo». «Non so dove andare». E ancora: «Sono senza famiglia». È quello che raccontano non appena arrivano in piazza Galilei davanti alla Questura, lasciati da chissà chi e arrivati chissà come, i minorenni albanesi non accompagnati.
È in questo momento che parte tutto l’iter per il domicilio di soccorso. Hanno poco più di 16 anni e al momento quelli ospitati dal Comune sono 60. Ma il dubbio è che molti di loro siano qui per studiare e non per reali bisogni.
Palazzo d’Accursio diventerà il tutore legale dei ragazzini, fino al loro 18esimo compleanno. Per ognuno di loro dagli uffici dei minori di piazza Liber Paradisius è partita una segnalazione alle attività giudiziarie. È stata informata sia la Procura ordinaria che la Procura dei minori. Il Comune intende inoltre chiedere un risarcimento dei danni, per ora verso ignoti. «Stiamo segnalando tutti i casi. E ci stiamo informando per un’eventuale risarcimento. Dopo la primissima accoglienza messa in campo con Asp nelle strutture che abbiamo sul territorio — spiegano dallo staff dell’assessore al Welfare Luca Rizzo Nervo — emergono particolari contradditori sulle modalità dei loro arrivi. E così come facciamo da ormai due anni parte la segnalazione a entrambe le Procure, sia quella dei minori, sia quella ordinaria quando crediamo che sul territorio ci possa essere un parente e che il minore non sia solo come invece ci racconta».
Oggi i minori stranieri non accompagnati ospitati a Bologna sono 150: soprattutto maschi e arrivano da soli in Questura o vengono rintracciati dalle forze dell’ordine. Il 40% di loro proviene dall’Albania. «È una migrazione strumentale: la maggior parte di questi minori albanesi viene qui per studiare — spiegano in Comune — Questo fenomeno toglie risorse essenziali a chi, invece, realmente proviene da situazioni di grave fragilità. Così il sistema rischia il collasso». Ma Palazzo d’Accursio precisa: «Capita che tra loro ci siano ragazzi realmente bisognosi, ma sono in minoranza. La loro accoglienza va rivista. Vanno riprogettate le modalità dell’ospitalità che non deve essere confusa con l’accoglienza, ma andrebbe introdotto un sistema di cooperazione». La situazione è nota al Comune di Bologna già da due anni: «Per due anni ci siamo mossi assieme alla Questura e alle Procure, abbiamo organizzato incontri anche con la Prefettura — spiega Amelia Frascaroli, ex assessore al Welfare di Bologna — . Ma con il Comune non abbiamo sporto mai denuncia perché era difficile risalire a un famigliare. Abbiamo, tutti insieme, analizzato il fenomeno che era del tutto nuovo». Ogni ospite costa fino 120 euro al giorno. E i 60 ragazzi albanesi si sommano sul territorio ad altri 90 minori non accompagnati di altre nazionalità arrivati da soli con gli sbarchi. Si sommano ad altri 80 tra l’hub Merlani (50) e l’hub di Budrio (30).