Edilizia, parte l’accordo di cantiere Sgravi a chi assume i precari
Tra le novità anche la digitalizzazione. Melegari: «Poste le basi per il rilancio»
Contratto di cantiere, corsi di formazione per l’industria digitale e buste paga leggermente più pesanti: Ance, Cgil, Cisl e Uil hanno sottoscritto il nuovo contratto integrativo dell’edilizia, che riguarda circa 5.000 dipendenti nella Città Metropolitana. L’accordo siglato in questi giorni arriva al termine di una trattativa durata più di un anno.
Da ora, nell’intera provincia, sarà operativo il «contratto di cantiere»: si tratta di una sperimentazione, attiva su tutti i cantieri con un valore superiore a cinque milioni di euro, pensata per impedire che chi prende parte ai lavori abbia un contratto diverso rispetto a quello previsto dalla sua categoria. La misura tenta di tutelare soprattutto i dipendenti dell’edilizia, che hanno un contratto molto oneroso nella parte assicurativa e che, per questo, spesso vengono inquadrati con contratti di categorie diverse dalla loro. «A volte — racconta Riccardo Galasso della Uil — ci siamo trovati in situazioni in cui, invece che il contratto edile, chi nei cantieri usava una ruspa per spianare il terreno aveva il contratto dell’agricoltura». Un sistema favorito dal fatto che, finora, ogni impresa operava da sola. Con il contratto di cantiere, invece, committente, direttore dei lavori, imprese esecutrici e organizzazioni sindacali concorderanno prima i contratti da applicare a chi lavorerà nel cantiere. «È un passo molto importante — commenta Cristina Raghitta della Cisl — perché permette di creare un sistema di regole ex ante che consenta di dire che la vita di un cantiere viene regolamentata».
Non è l’unico elemento di novità presente nell’accordo: con il nuovo contratto integrativo anche nell’edilizia sbarcano i primi elementi di digitalizzazione, attraverso sperimentazioni che punteranno, tra le altre cose, a monitorare costantemente i cantieri con procedure informatiche. Previsto anche un aumento salariale, che varrà tra i sette e i dieci euro mensili nelle buste paga di ciascun dipendente, che si affianca a un ritocco della partecipazione delle imprese al pasto giornaliero (dall’85 al 90%). Un aumento limitato insomma: «Ma la maggior parte degli integrativi territoriali fatti in Italia non prevede aumenti — sottolinea Raghitta — quindi resta comunque un segnale importante».
Tra gli altri elementi previsti dal contratto c’è la conferma del Protocollo anticrisi, che garantisce ai dipendenti licenziati, nei sei mesi successivi, un’assistenza economica con i fondi della cassa edile a patto che frequentino corsi di formazione. Estesa poi la contrattazione di anticipo a tutte le opere pubbliche di importi superiori ai dieci milioni. E ancora, premialità per le imprese che stabilizzeranno rapporti di lavoro (sconti sui contributi dovuti dalle aziende ai costi di gestione della cassa edile). Soddisfatto il presidente di Ance Luigi Amedeo Melegari: «Si sono poste e rafforzate le basi per promuovere il rilancio dell’edilizia nell’economia del territorio — sostiene il numero uno bolognese dell’associazione —. Senza la ripresa dell’edilizia non può riprendersi l’intera economia del territorio». Anche perché, si sottolinea proprio all’interno del contratto integrativo, «i settori economici legati all’edilizia pesano sul Pil provinciale per circa il 15%».