TOP OF THE POP FRASNEDI A COLORI
Si inaugura oggi la mostra del pittore bolognese dedicata alla sua elaborazione della cultura di massa e di un linguaggio vicino al fumetto americano La selezione delle opere mette in luce un dibattito attorno alla Biennale del ‘64
«Le immagini che ho utilizzato negli anni 60 e nei primi 70 le combinavo e le ricombinavo per togliere a esse il significato riferito all’immagine, perché avessero un significato semplicemente combinatorio. In questo senso ho usato l’ironia nei confronti dell’immagine. Ho anche messo in ridicolo delle immagini, senza arrivare al ridicolo vero e proprio, perché credo che l’ironia si fermi un po’ prima del ridicolo». Così diceva in un’intervista, a fine anni 90, Alfonso Frasnedi, l’artista bolognese nato nel 1934 a proposito della sua produzione più dichiaratamente ispirata alla cultura di massa e a linguaggi come il fumetto, la pubblicità e i cartoni animati.
Proprio a quella fase della sua produzione la Galleria Spazia, in via dell’Inferno 5, dedica la mostra «Top of the Pop!», che si inaugura oggi alle 18 per proseguire poi sino al 12 novembre. Frasnedi, allievo di Virgilio Guidi all’Accademia di Belle Arti di Bologna, poi vicino all’Ultimo Naturalismo di Arcangeli prima di alcuni anni passati a Parigi, reagisce all’accademismo dell’ultimo informale. Una parte importante della sua storia pittorica passa attraverso l’elaborazione di un linguaggio molto vicino al fumetto della Pop Art americana di Roy Lichtenstein e alle sue appendici. Con una svolta che lasciò sorpresa la critica dell’epoca. In un momento in cui la Pop italiana comincia a essere apprezzata anche a livello museale, la galleria bolognese ha così deciso di presentare un Frasnedi per molti tratti non molto noto. Un gruppo consistente di lavori è stato selezionato anche per rivelare un dibattito che a Bologna attorno al 1965, dopo la celebre Biennale Pop del 1964, aveva acceso forti discussioni tra giovani e anziani, tra sostenitori dei valori eterni della pittura e quelli che preferivano misurarsi con la società contemporanea. La galleria nel cuore del ghetto ebraico, fondata nel 1980 da Marco Bottai, punta i suoi riflettori su un artista che per un verso «ha frequentato il lato più violente-
mente superficiale dell’immagine codificata dal fumetto e dalla pubblicità, dall’altro non ha rinunciato mai a mantenere saldi legami con la storia dell’arte». Con una coerenza che lo stesso Frasnedi non ha mancato di rivendicare: «La mia idea della pittura è sempre rimasta la stessa, anche se per renderla esplicita io ho utilizzato diversi modi e diverse immagini. Nei tempi, ho utilizzato immagini differenti. Può sembrare che io abbia un atteggiamento diverso, mentre il mio atteggiamento nei confronti della pittura rimane sempre lo stesso».