I PALAZZI DELL’EX MAZZONI BOCCIATI DAI RESIDENTI
Cittadini del Santo Stefano in pressing sul Comune: non ci avete coinvolti
«Coinvolgeteci nella riconversione dell’ex caserma Mazzoni». È la richiesta che un gruppo di cittadini del Santo Stefano fa all’amministrazione. Meno nota delle altre aree militari dismesse del quartiere, come l’ex caserma Masini occupata da Làbas o la Staveco, l’ex area militare di via delle Armi è anch’essa fonte di polemiche. Abbandonata dal 2003 ed estesa per più di 46.000 metri quadrati, la caserma di proprietà della Cassa Depositi e prestiti si appresta alla riconversione. Ma l’approvazione del Piano ope- rativo comunale di rigenerazione dei patrimoni pubblici, nel marzo scorso, ha dato adito a timori su una possibile speculazione edilizia.
Nella pagina Facebook «Ex Caserma Mazzoni: riconversione imposta o realizzata coi cittadini?» si sostiene che la zona potrebbe trasformarsi in una colata di cemento. «Il progetto prevede la costruzione di un centinaio di appartamenti da circa 70 mq, il che significa la costruzione di 5-6 torri da 11 piani a ridosso del sottopassaggio della ferrovia su via delle Armi», dice Callisto Valmori dell’associazione «La rosa dei venti» che da anni si adopera in difesa dell’area. «Di torri nel Poc non si parla — si difende Palazzo D’Accursio —e a riprova del fatto che i cittadini sono stati ascoltati ci sono le compensazioni a loro favore come lo spostamento delle scuole elementari Tambroni dentro la caserma e di una dell’infanzia vicino all’ex Mazzoni a cura dell’attuatore». In effetti nel Poc, a proposito dell’ex caserma Mazzoni, si legge che dei 46.000 metri quadri saranno edificabili solo 29.000 e che il 70% sarà per uso abitativo, il 30% per servizi sociali, economico amministrativi e commerciali, per un totale di 183 alloggi di cui 18 di edilizia residenziale sociale e il resto di edilizia libera.
Per quanto riguarda i tempi di realizzazione, dal Comune spiegano che se il Pua (piano urbanistico abitativo) verrà approvato entro l’anno i lavori potrebbero iniziare nel 2018. «Abbiamo l’impressione che il tentativo sia di metterci di fronte al fatto compiuto», scrivono in un volantino i cittadini della zona. «Nel quartiere non è stato realizzato nessun percorso partecipativo», lamenta Valmori, la cui associazione nel 2011 ottenne almeno la rimozione dell’amianto dalle tettoie della caserma. Tanti i progetti di rigenerazione sognati negli anni dai cittadini e illustrati anche nelle tesi di laurea realizzate da alcuni studenti di Architettura. Tra le proposte spazi per bambini, orti urbani, aree verdi e un’arena dedicata alle attività culturali.