Virtus, si balla in nero «L’ora della verità Adesso bisogna correre»
Undici anni dopo, la Virtus torna a giocare una partita di A2. All’epoca, era il 2005, i bianconeri erano al secondo campionato cadetto consecutivo, dopo il crac Madrigali del 2003. Questa volta, invece, se lo sono guadagnati sul campo, con la clamorosa retrocessione del maggio scorso. È una nuova partenza, con il retrogusto amaro ma allo stesso tempo la voglia di voltare pagina in fretta. Il primo avversario (ore 18, diretta Radio Bologna Uno) è Piacenza, in uno dei tanti derby regionali del girone Est, squadra che si candida come outsider e che presenta Kenny Hasbrouck, uno degli attori della retrocessione.
A coach Alessandro Ramagli, giustamente, interessa però solo il presente e questo parla di una Segafredo, vestita di nero per questa gara casalinga, che dovrà fare a meno di Klaudio Ndoja per una distorsione alla caviglia: «Da parte mia c’è curiosità — dice il tecnico bianconero —. Dopo 40 giorni nei quali abbiamo cercato di trovare un’identità e una struttura costante, in quattro giorni abbiamo dovuto stravolgere tutto perché un infortunio ha cambiato le carte in tavola. Fa parte del processo di crescita, che ora va accelerato». Ndoja è l’unica ala grande di ruolo, il suo cambio naturale è il giovane Danilo Petrovic (classe ‘99) che doveva essere il decimo del roster, slitterà in quella posizione Rosselli, ci saranno minuti assieme per Lawson e Michelori, ma non vanno esclusi quintetti molto piccoli con Oxilia in questo ruolo: «Dobbiamo cercare adattamenti, cambierà tutto ma non devono cambiare atteggiamento e spirito».
Il precampionato ha visto tante vittorie, l’avvio di campionato sulla carta può essere favorevole: «Nelle amichevoli non conta il risultato, ma come stai in campo e noi siamo stati più concreti e precisi di quando potessi aspettarmi. Abbiamo lavorato per essere noi stessi in ogni partita, chi dice di voler partire forte e avere fatto una preparazione per essere al top il 2 ottobre dice delle stupidaggini, così come chi dice che non è pronto alla prima per esserlo più avanti». La grande curiosità di questa prima riguarda anche la risposta del pubblico, in quanti saranno presenti alla Unipol Arena: «La sensazione è che la ferita sia ancora aperta, però credo si cominci a guardare oltre come è giusto che sia. Mi aspetto che alla partita ci saranno quelli che ci devono essere e siano quelli che hanno voglia di starci vicino e farsi sentire».