L’outsider Benozzo che tutti vogliono al Nobel
La giuria popolare vota in massa il poeta e ricercatore modenese sul sito dell’Accademia di Svezia
Se l’anno scorso la sua candidatura al Nobel per la Letteratura aveva sparigliato la solita rosa di nomi italiani, la conferma di Francesco Benozzo come il più votato sul sito ufficiale del premio non è più una sorpresa.
Con tanti saluti ai favoriti che in queste settimane continuano a rimbalzare, come il giapponese Murakami, il siriano Adonis, il keniano Ngugi wa Thiong’o, gli americani DeLillo, Philip Roth, Pynchon e Joyce Carol Oates, l’israeliano Grossman, l’albanese Kadaré, Salman Rushdie e Milan Kundera. In attesa di scoprire, il 13 ottobre, chi sarà il successore di Svetlana Aleksievic, rispunta il poeta e musicista modenese, suonatore di arpa celtica e ricercatore di Filologia romanza dell’Alma Mater. Ancora una volta, così come un anno fa, è lui il prediletto sul sito del Nobel, che nel segno della trasparenza vorrebbe provare a scrollarsi di dosso quella patina di mistero che circonda le scelte degli accademici di Stoccolma. Con spiegazioni delle decisioni che continuano ad arrivare a singhiozzo, anche a mezzo secolo di distanza. “La scelta su di me – conferma Benozzo – era nata l’anno scorso proprio come forma di protesta di fronte a questo clima un po’ oscuro e avvolto nel mistero che circonda il Nobel per la Letteratura. Una sorta di spinta dal basso”. Quest’anno Benozzo ha addirittura concesso il bis, pur non perdendo un certo scetticismo che gli fa guardare con disincanto alla possibilità reale che il voto popolare venga davvero ascoltato nelle segrete stanze svedesi. Dove le candidature possono arrivare solo da istituzioni ufficiali dei diversi paesi, in Italia l’Accademia dei Lincei, o da associazioni che riuniscono scrittori come i Pen Club. Qualche idea più chiara Benozzo se l’è fatta scrutando i nomi di chi l’ha votato in modo così massiccio: “Molti voti sono venuti dalla Spagna, dalla Galizia, e poi da Scozia e paesi celtici, dove mi conoscono. Da riviste di poesia e da società poetiche, anche nordamericane, forse perché c’è stato un importante poeta di New York che mi ha sostenuto. Sono ancor più sorpreso perché non so se chi mi ha votato conosce davvero il mio lavoro, ho sempre pensato di avere non più di un mezzo centinaio di lettori nel mondo”. Sarà pure usato come vessillo contro le scelte di sapore geopolitico e per far entrare un po’ d’aria fresca a Stoccolma, ma quello di Benozzo anche quest’anno campeggia nel mazzo di nomi del sito www.nobelprize.org. A 19 anni dalla vittoria di Dario Fo e dopo la scomparsa di Umberto Eco e Sebastiano Vassalli, per anni candidati in pectore del Nobel.