Ordinaria follia
Il Bologna finisce in nove e regala la vittoria al Genoa Gravemente insufficiente la direzione dell’arbitro Maresca che caccia tre giocatori e l’allenatore dei liguri Juric La partita cambia con il rosso a Gastaldello, in gol Simeone Prima sconfitta casal
Il gol di Simeone che lo ha condannato, è arrivato al minuto 31 del secondo tempo. Ma la partita il Bologna l’ha buttata via prima, negli ultimi attimi del primo, quando Gastaldello ha perso la testa dopo essere stato ammonito e giustamente espulso da Maresca. Perché non puoi fare il gesto con il dito che l’arbitro è matto e poi vai anche a dirlo al quarto uomo.
Maresca, sempre lui. La verità è che quando questo arbitro incrocia il Bologna sono veleni. Già in serie B a Bari aveva mandato su tutte le furie con le sue decisioni l’allenatore di allora Lopez, Corvino e mezza squadra soprattutto per il rigore e l’espulsione di Maietta a palla lontana. Adesso, che in questa sconfitta del Bologna anche Maresca ci abbia messo qualcosa del suo è del tutto vero, perché poteva starci un rigore su Destro e perché Simeone doveva essere ammonito prima che Gastaldello sbroccasse (e a quel punto non sarebbe sbroccato), ma è altrettanto vero che il Bologna non ha perso per colpa dell’arbitro.
Prima di tutto ha sbagliato sul gol di Simeone, perché ancora una volta Oikonomou ha evidenziato come non stia sempre con la testa dentro la partita, e perché nella prima parte non ha attaccato con la necessaria lucidità, giocando a tratti con troppa foga, quando sarebbe servita soprattutto più concretezza nella finalizzazione. Perché, com’era successo anche nelle partite passate, il Bologna ha sbagliato spesso la scelta nella terra dove si decidono le partite. E non a caso Perin non è stato mai impegnato, nonostante la squadra di Donadoni abbia abitato a lungo nella metà campo del Genoa. Che ha usato le maniere forti su tante situazioni di gioco e che con questo comportamento alla fine della fiera ha fatto saltare i nervi al Bologna e creato tante difficoltà nella gestione della partita anche a Maresca.
È evidente che, con l’uomo in meno, il Bologna è come se si fosse trovato davanti il Mortirolo. Eppure, tenendo presente di non dover mai sbandare nella fase di difesa, ecco che non ha mai rinunciato a giocare, sì, anche ad attaccare, tanto è vero che il Genoa non ha potuto vivere sereno nelle vicinanze di Perin. C’è di più: almeno per una ventina di minuti è sembrato che avesse più il gol addosso il Bologna del Genoa. Poi è successo che con il passare dei minuti il Bologna ha cominciato ad accusare la fatica, trovando sempre più difficoltà a ripartire nonostante i cambi di Donadoni, anche se va detto che il Genoa non è mai stato troppo pericoloso dalle parti di Da Costa, perché soprattutto Maietta dietro è stato un guerriero. Dopo il gol di Simeone, il Bologna ha buttato dentro il campo anche il
cuore, ma una volta espulso Gentiletti si è beccato il rosso anche Dzemaili e in nove uomini ha alzato la testa dal manubrio.
Perché non dirlo, nella domenica che doveva essere quella del salto di qualità, il Bologna ha preso uno schiaffone in faccia. No, non sarebbe giusto dire che la squadra è stata contagiata dall’entusiasmo della gente, che aveva cominciato a pensare in grande e già sognava l’Europa, anche perché l’approccio alla partita del Bologna tutto sommato è stato buono. E Donadoni aveva avvisato tutti alla vigilia. Ma come andavano lette bene le vittorie di prima, va letta bene anche questa sconfitta. Che non sarà grave se quelli del Bologna sapranno riconoscere anche le loro colpe e i loro errori.