Lavoro, i due volti della crescita
Aumentano gli occupati, esplodono i contratti «incerti». E cala il tempo indeterminato
L’occupazione cresce, il posto fisso crolla, i voucher hanno un’impennata e aumenta anche il lavoro autonomo. Ecco l’epoca del lavoro povero, secondo quello che dicono i dati dell’Osservatorio dell’economia e del lavoro in EmiliaRomagna nel 2016 realizzato dall’Istituto ricerche economiche e sociali (Ires) della Cgil.
In regione tra il primo semestre 2015 e quello 2016 si registra un aumento del Pil (+1% rispetto allo 0,7% nazionale) e la crescita degli occupati (+3%). «Ma è lavoro povero», accusa la Cgil che cita la media annua dei percettori mensili di voucher che nel 2015 si è attestata su 36.147 unità contro i 25.300 dell’anno precedente.
L’occupazione cresce, il posto fisso crolla, i voucher hanno un’impennata e aumenta anche il lavoro autonomo. Ecco l’epoca del lavoro povero, secondo quello che dicono i dati dell’Osservatorio dell’economia e del lavoro in Emilia-Romagna nel 2016 realizzato dall’Istituto ricerche economiche e sociali (Ires) della Cgil. In regione tra il primo semestre 2015 e quello 2016 si registra un aumento del Pil (+1% rispetto allo 0,7% nazionale) e la crescita degli occupati (+3%). Una buona notizia rispetto ai tanti segni meno del passato. Ma a preoccupare il sindacato è l’aumento del lavoro indipendente (più 4,7% con un incremento di oltre 21.000 occupati) che è cresciuto a un ritmo tre volte superiore rispetto ai subordinati. I lavoratori autonomi, dopo gli anni lunghi della recessione, ricominciano a crescere e ritornano ai livelli più alti, quelli del 2008. La ripresa, insomma, non porta lavora stabile.
Poi c’è la questione dei buoni lavoro che continuano a crescere senza sosta, con l’Emilia che resta al terzo posto nella classifica delle regioni. Stando ai numeri resi noti dalla Cgil, analizzati su stime Prometeia, Istat e Unioncamere, la media annua dei percettori mensili di voucher nel 2015 si è attestata 36.147 unità contro 25.300 dell’anno precedente. È anche qui, per usare le parole di Giuliano Guietti presidente dell’Ires regionale, «si tratta di lavoro povero, perché vanno considerati fenomeni come l’esplosione dei voucher, l’aumento del tempo determinato e del part-time». E ci va giù pesante Vincenzo Colla, segretario della Cgil Emilia-Romagna e recentemente entrato nella segreteria nazionale, che attacca: «Il cancro dei voucher è una patologia che va estirpata, a maggior ragione per la tradizione di questa regione. I voucher hanno polarizzato il mondo del lavoro, trascinandolo al ribasso. Vanno invece bene la somministrazione, il tempo determinato, ovviamente l’indeterminato e bisogna recuperare l’apprendistato, che con un percorso regolare permetta l’inserimento lavorativo».
Ma l’affondo di Colla non può risparmiare il Jobs act. «Ormai è a fine corsa ed è stato un flop evidente — attacca il segretario —. Stanno schizzando di nuovo i licenziamenti, nonostante gli sgravi nelle assunzioni. È stato un investimento di soldi pubblici sbagliato. Fioccano i licenziamenti e l’unica cosa che resta sono i tagli dei diritti dei lavoratori». Tornando al dossier dell’Ires, emerge che tra il secondo trimestre del 2015 e lo stesso periodo del 2016 gli occupati in regione sono passati da 1 milione e 921 mila a 1milione e 979 mila, con un incremento di 57.600 unità, mentre il numero dei disoccupati è passato da poco meno di 159.926 a 143.725 con un calo di 16.200 unità e un arretramento del 10%. E la flessione ha riguardato anche gli inattivi (-38.000 e -2,2%). Anche secondo Guidetti «man mano che vengono meno gli sgravi fiscali e contributivi concessi dal governo nel 2015, aumentano le partite Iva, le collaborazioni e i parasubordinati, quindi c’è un fenomeno di sostituzione che riguarda le parti di lavoro più deboli e più fragili».
Nello studio dell’Ires viene anche sottolineata la stagnazione demografica della regione, che dal 2014 vede la popolazione in diminuzione, ma anche l’impatto dei temi ambientali sull’economia emiliana-romagnola e sui rischi che si corrono. Un esempio? Il 10% totale delle imprese, circa 40.000, si trovano in aree con «elevata pericolosità idraulica» (fonte Ispra) insieme 446.000 residenti. C’è poi il consumo di suolo, dove la regione si attesta al quarto posto in Italia: nel 2015 la stima del suolo consumato è pari al 9,6% sulla superficie totale, con un aumento costante anche dal 2012 in poi. Sullo sfondo resta l’esito del referendum con Colla che invita a «occuparsi dei problemi seri»: «Siamo contenti di aver salvato questa Costituzione. Adesso diamo piena fiducia al presidente della Repubblica»
Il segretario regionale I voucher hanno polarizzato il mondo del lavoro, trascinando lo al ribasso Il Jobs act è a fine corsa ed è stato un flop evidente