Dem sparpagliati nel giorno del giudizio La mappa degli emiliani in missione a Roma
Oggi il summit a Roma. I renziani spingono per le Politiche. E i prodiani: «Non saltiamo nessun passaggio»
Ci sarà un gran pezzo di Emilia oggi allo snodo decisivo della Direzione Pd. La strategia di Renzi («Elezioni ») potrà contare sul sostegno dell’amico ritrovato Matteo Richetti, del governatore Stefano Bonaccini e di molti altri.
Ma non mancano i distinguo. Retedem di cui fa parte Sergio Lo Giudice frena («Evitare esercizi muscolari») e la prodiana Sandra Zampa chiarisce: «Prima le primarie per scegliere il candidato».
«Un parroco non deve tornare nella propria parrocchia, nemmeno per confessare». L’ex presidente del Consiglio Romano Prodi ieri ha usato queste parole per sgombrare ogni dubbio su un suo eventuale ritorno (seppur temporaneo) a Palazzo Chigi per gestire la crisi di governo dopo l’addio di Matteo Renzi. C’è comunque un pezzo di Emilia che avrà un ruolo importante nel decidere quale sarà l’exit strategy per il Pd e, soprattutto, per il Paese dopo la sconfitta del referendum. Due dei quattro ministri emiliani, Graziano Delrio e Dario Franceschini (gli altri sono Giuliano Poletti e Gian Luca Galletti), avranno un peso nelle consultazioni di queste ore.
Ma ci saranno molti altri dirigenti emiliani che oggi dovranno dire la loro nella Direzione più drammatica del partito a Roma. Quella in cui, per dirla con la parlamentare Francesca Puglisi, «ci giochiamo l’osso del collo, non tanto per le carriere individuali ma per il futuro del Paese». Uno dei più cercati in queste ore è il deputato modenese Matteo Richetti, l’amico ritrovato di Matteo Renzi dopo le incomprensioni politiche dei mesi scorsi. Non usa giri di parole: «Bisogna andare alle elezioni il prima possibile». Anche il governatore Stefano Bonaccini a poche ore dal voto ha già espresso la sua contrarietà a governi tecnici e governicchi e ha sostenuto che si deve andare al voto in tempi rapidi, già in primavera. La pattuglia emiliana su cui può contare Renzi è piuttosto nutrita e comprende certamente anche il segretario regionale Paolo Calvano, che ha chiesto a Renzi di rimanere alla guida del partito. Anche la senatrice Puglisi, ex area Franceschini, oggi appare molto più vicina alla linea dura rispetto a quella trattativista e spinge per andare a votare: «Bisogna andare alle elezioni non appena è possibile, a febbraio-marzo, si può fare naturalmente con una modifica della legge elettorale».
La strategia dei renziani è quella di non rifare l’errore di appoggiare un governo tecnico che in una situazione di incertezza politica venga logorato dalle opposizioni che, seppure disunite su quasi tutto, hanno vinto il referendum. Ma non sarà facile perché su questa linea bisognerà trovare la maggioranza del partito. Bisognerà capire come si schiererà l’area di Gianni Cuperlo che ha deciso di appoggiare il Sì al referendum e che in Emilia-Romagna è rappresentata dal parlamentare Andrea De Maria, che preferisce ascoltare la Direzione prima di esprimersi sul tema del che cosa fare adesso. Un’altra emiliana che avrà un peso in questa fase è Sandra Zampa, parlamentare vicina a Romano Prodi, vicepresidente del partito, che ha una posizione più articolata: «Non possiamo non condividere la richiesta che viene nei fatti dagli elettori e da gran parte delle forze politiche di andare a elezione nel tempo più breve possibile. Ma al tempo stesso non bisogna saltare nessun passaggio». Per la parlamentare dem i passaggi sono la sentenza sull’Italicum attesa per il 24 gennaio, la nuova legge elettorale e un’altra cosa: «L’indizione delle primarie per la scelta del candidato premier come avvenne nel 2012». Non è un passaggio da poco per due ragioni. La prima è tecnica, perché in quel modo si allungano i tempi. La seconda è politica, perché così verrebbe contesa la leadership di Matteo Renzi.
Ma basta leggere la nota diffusa ieri dai parlamentari di Retedem, di cui fa parte anche il bolognese Sergio Lo Giudice, per capire che il percorso verso elezioni anticipate molto rapide non sarà facilissimo: «Il Paese avrebbe avuto bisogno di una riforma della Costituzione, ma non siamo esenti da responsabilità per avere sprecato questa occasione. Un percorso non abbastanza condiviso e una campagna sopra le righe non hanno aiutato gli italiani a discutere nel merito la riforma. Adesso dobbiamo voltare pagina: la Direzione di domani sia un momento di riflessione e non l’ennesimo esercizio muscolare».
Uno che avrebbe molte cose da dire alla Direzione nazionale del Pd (e da molto tempo) è il sindaco di Bologna, Virginio Merola, che da mesi chiede una correzione a sinistra delle politiche del Partito democratico. L’ultima volta non è riuscito a parlare per la concomitanza con altri impegni. E anche oggi sarà così: in questi giorni il primo cittadino è in missione in Russia.
Puglisi Bisogna andare al voto non appena possibile, già a febbraio o marzo Zampa Dobbiamo indire le primarie per il candidato premier, come nel 2012 La strategia I renziani non vogliono commettere ancora l’errore di appoggiare un governo tecnico L’assenza di Merola Nemmeno questa volta il sindaco riuscirà a dire la sua, è in missione in Russia