Enoteca regionale, sei indagati per truffa
L’accusa: «Fatture gonfiate alle fiere per i finanziamenti europei». La Finanza anche in Viale Aldo Moro
Raffica di perquisizioni, anche in Regione, e sei indagati con l’accusa di truffa aggravata per indebita percezione di fondi europei: al centro dell’inchiesta della Procura l’Enoteca regionale di Dozza e un giro di fatture ritenute gonfiate.
Una raffica di perquisizioni in tutta la regione ha investito ieri l’attività dell’Enoteca regionale di Dozza. Un nuovo terremoto giudiziario sul fronte della promozione del territorio dopo quello che, la scorsa estate, ha interessato l’Apt, anche se di natura molto diversa.
Le indagini del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Bologna sono partite da un esposto che denunciava un giro di fatture gonfiate relative alla partecipazione a due fiere fuori dall’Italia, nel 2013 e nel 2014, da parte dell’Enoteca regionale. Valore: 600.000 euro. L’ipotesi al centro dell’inchiesta della Procura di Bologna, coordinata dal pubblico ministero Giuseppe Di Giorgio, è che i costi di partecipazioni siano stati gonfiati, facendo apparire operazioni e spese mai fatte, così da ottenere maggiori finanziamenti europei, erogati all’Enoteca dalla Regione Emilia-Romagna sulla base dei rendiconti presentati dall’associazione che ha sede all’interno della Rocca di Dozza.
L’ipotesi di reato è truffa aggravata per indebita percezione di fondi europei. Sei le persone indagate, tra esse il legale rappresentante e presidente dell’Enoteca, Pierluigi Sciolette, il direttore Ambrogio Manzi e l’ex presidente Gian Alfonso Roda. Gli altri tre nomi iscritti sul registro degli indagati sono quelli di Claudio Casini, Claudio Visani e Roberto Galassi, tutti riconducibili a società che l’Enoteca utilizzava per allestire le fiere e che poi emettevano le fatture, ritenute false o gonfiate.
Le perquisizioni di ieri, oltre una decina, hanno riguardato la sede principale dell’Enoteca a Dozza, diverse società di allestimento fiere in giro per la regione e gli uffici dell’assessorato delle Politiche agricole di viale Aldo Moro. La Finanza ha sequestrato una ingente mole di materiale che ora sarà passata al setaccio. L’ipotesi investigativa è che l’esposto sia solo la punta di un iceberg: si cercherà di capire se quello delle fatture gonfiate per ottenere i finanziamenti europei si possa configurare come un sistema utilizzato dall’Enoteca in altri contesti ed eventi di promozione nel corso degli ultimi anni.
Una delle mission dell’Enoteca è proprio quella della promozione dei vini prodotti in Emilia-Romagna attraverso la partecipazione a fiere e workshop in Italia e soprattutto all’estero. Solo per il 2016, l’elenco è lungo: Mosca, Dusseldorf, San Paolo, Hong Kong, Tokyo, Chicago, Londra. «Per garantirsi una costante presenza sul mercato — si legge sul sito dell’Enoteca — , le principali fiere specializzate, italiane ed estere». Questa sua finalità è stata riconosciuta nel 1978 dalla Regione Emili-Romagna che, con un’apposita legge, definì Enoteca Regionale Emilia-Romagna «lo strumento più idoneo per promuovere il vino regionale in Italia e all’estero».
Oggi l’associazione ha oltre 200 membri tra produttori di vino, aceto balsamico e distillati, enti pubblici, consorzi di tutela e valorizzazione.