Marchesini, tempo di svolte La guida a un cooperatore
La nomina di Cassani (ex Sacmi). «Ci aiuterà a diventare più grandi»
Marchesini Group ha un nuovo amministratore delegato, scelto all’esterno della famiglia proprietaria della multinazionale del packaging: si tratta di Pietro Cassani, ex direttore generale di Sacmi. Prende il posto di Maurizio Marchesini, che diventa presidente del gruppo subentrando al padre Massimo, che ha fondato la multinazionale di Pianoro nel 1974.
Marchesini Group ha un nuovo amministratore delegato, scelto all’esterno della famiglia proprietaria della multinazionale del packaging: si tratta di Pietro Cassani, ex direttore generale di Sacmi. Prende il posto di Maurizio Marchesini, che diventa presidente del gruppo subentrando al padre Massimo, che ha fondato la multinazionale di Pianoro nel 1974. La decisione di puntare su una persona esterna alla famiglia proprietaria del gruppo segna una pietra miliare, per un’azienda che è sempre stata gestita a livello familiare come tante altre realtà, anche grandi, del territorio.
Per il numero uno del gruppo Maurizio Marchesini, presidente degli industriali dell’Emilia-Romagna, si tratta di una scelta dettata soprattutto dall’aumento del fatturato negli ultimi anni, che ha cambiato gli orizzonti dell’azienda bolognese: «Siamo cresciuti molto in fretta, abbiamo raggiunto una dimensione importante — spiega —. È come giocare in un altro campionato e quando si cambia campionato bisogna prendere un allenatore adeguato».
Pietro Cassani, 47 anni, è un «allenatore» che, nel packaging, ha un’esperienza ventennale, legata prevalentemente al gruppo Sacmi. Negli ultimi sette anni ha occupato il ruolo di dg del colosso di Imola: «Viene da aziende più grandi della nostra ed è del settore, ha dimestichezza con dinamiche diverse».
Dinamiche che, per Marchesini, saranno sempre più il pane quotidiano del suo gruppo: tra il 2010 e il 2015, il fatturato è passato da 180 a 270 milioni di euro, una crescita del 50%. E il giro d’affari del 2016 dovrebbe aumentare ancora del 4%, vale a dire oltre dieci milioni in più rispetto all’anno scorso. L’aumento dei guadagni è dettato soprattutto dall’export, visto che l’87% del fatturato arriva dalle vendite oltre confine.
Ma per continuare a crescere, bisogna tenere presente diversi fattori che complicano l’attività di azienda: «Questo è un mondo internazionalizzato, che ha bisogno di crescere anche per acquisizioni perché per linee interne la crescita molto spesso non è sufficiente», sottolinea Marchesini. E proprio su questo tipo di operazioni Cassani potrebbe giocare un ruolo importante: «Cassani entra in squadra per aiutarci a diventare sempre più grandi sia in termini dimensionali che in termini di reputazione e competitività — spiega Marchesini —. Mi aspetto inoltre il suo contributo anche in piani di crescita tramite operazioni straordinarie».
Prima del gruppo di Pianoro, sottolinea il neo-presidente, già tante altre multinazionali tascabili hanno percorso questa strada sulla via Emilia: «Molti l’hanno già fatto, anche Ima ha un importo abbondante di manager che vanno oltre la famiglia — ricorda il numero uno di Confindustria Emilia-Romagna —. È un trend che le aziende più grandi hanno già seguito».
Insomma, la decisione era nell’aria già da un po’: «Era un pensiero che avevo già da tempo. Non avevo fretta di attuarlo perché non ci sono difficoltà da affrontare in maniera imminente, avere incrociato la possibilità che Pietro Cassani fosse disponibile ha accelerato un po’ le scelte».