I mille di Saviano «Ragazzi, fuggite dalla banalità»
«Voi che vi siete presi del tempo per studiare datevi tempo per capire, la cosa più erotica è la complessità, smettere di essere banali». Così Roberto Saviano incanta mille studenti in Santa Lucia.
Da Trump ai bambini della paranza napoletana che sparano con armi da guerra, passando per i miliziani dell’Isis. Quelli per cui conta solo avere il danaro, cash, subito, facile, vivere poco, ma alla grande. Li racconta Roberto Saviano e incanta oltre mille studenti, che ieri hanno riempito l’aula magna di Santa Lucia e l’adiacente aula absidale lasciando fuori tantissimi coetanei. Saviano strega, dal vivo più che mai. Lo seguono tutti in religioso silenzio. E alla fine è una standing ovation.
È il rettore Francesco Ubertini a introdurre l’autore di Gomorra che, come ben noto, vive da anni una vita blindatissima. Anche ieri inavvicinabile e scortatissimo fino al palco. «Tutti lo ammiriamo per come ha continuato ad essere analista dei nostri tempi — dice Ubertini — rappresenta quello che dovrebbe essere uno studioso, qualcuno che insegue la verità ovunque essa si trovi». Saviano, emozionato, ringrazia «per il tempo che mi state dando per approfondire e riflettere». Racconta la narrazione del potere, come recita il titolo della sua lezione. Un racconto che scava e va oltre la cronaca spiccia degli avvenimenti e la banalità dei social. Descrive gli adolescenti che sparano, a Napoli come in Messico, di cui nessun talk si occupa e neppure la politica. Mostra il video che i ragazzi di paranza hanno dedicato a Emanuele Sibillo, il camorrista ucciso a 19 anni. «È diventato una specie di santo laico — spiega — a 19 anni era già sposato, aveva un figlio, a 16 anni controllava le piazze dello spaccio di Napoli e provincia, quei ragazzi hanno la barba, sventolano bandiere nere, sembrano miliziani dell’Isis. E anche i terroristi che hanno colpito in Belgio erano delinquenti, pusher e quando si sono rifugiati a Molenbeek sono stati difesi dal quartiere, controllato dalla mala albanese. Non abbiamo guardato a questo aspetto ma a quello più facile della radicalizzazione religiosa che pur c’è, ma va inserita in una storia criminale».
Guardare dentro i fatti. «Voi che vi siete presi del tempo per studiare potete darvi del tempo per capire e cercare — dice — la cosa più erotica è la complessità, smettere di essere banali. Quando si decide di affrontare una pagina, di difendere una storia già cambia tutto». Rievoca Giovanni Falcone, ripesca la storia di Malala, che a 15 anni sfidò i talebani, cita lo scrittore nigeriano morto impiccato e la blogger antinarcos decapitata in Messico. È la potenza della scrittura. «La pagina dà il potere di intuire il valore delle cose prima di perderle», scandisce.
E ricorda Umberto Eco, con cui incontrò degli studenti. «Cercavo di convincerli a leggere libri — dice — e lui intervenne dicendo “è semplicissimo, se leggete vivrete tante vite, se non lo fate vivrete solo la vostra”. È tutto qui, essere complessi, non appagarsi, con la complessità si smonta anche il bullismo. Davvero la bellezza si misura con la lunghezza del naso?». E chiude citando un verso della poetessa bulgara dissidente Dimitrova: «Nessuna paura che mi calpestino. Calpestata, l’erba diventa un sentiero». Esplosione di applausi.