Fiera, accordo a metà su nuovo statuto e aumento di capitale
La Fiera si dà altre due settimane per licenziare piano industriale e aumento di capitale. Ma non è detto che basteranno. Il consiglio di amministrazione della Fiera si è concluso ieri con un verbale in cui i consiglieri esprimono, per la prima volta nero su bianco, «il convinto apprezzamento» per il piano di sviluppo. E convocano l’assemblea straordinaria dei soci il 22 dicembre, quando dovrebbe arrivare l’approvazione definitiva al piano e sarà definito l’importo dell’aumento di capitale che darà il via libera a Federunacoma per firmare il contratto di rinnovo di Eima. Un importo su cui ci sarà ancora da discutere. Si parla di 20 milioni, 7 dai privati e 13 dai pubblici che però non risolvono il nodo del Palazzo degli Affari: fa parte del piano di restyling, vale circa 10 milioni e il presidente della Mercanzia Giorgio Tabellini lo vuole conferire in aumento di capitale. Questo costringerebbe i privati a sborsare altri 10 milioni per mantenere il 51% delle quote. Nemmeno tra i soci privati c’è identità di vedute sul tema. Una questione che non è detto possa trovare soluzione prima di Natale. Dove i privati marciano uniti, invece, è sulla nuova bozza di statuto. Ieri il tema non è stato affrontato. Verrà convocato un nuovo cda per limare gli ultimi dettagli della carta che dovrebbe togliere la golden share ai privati e abbassare il numero di consiglieri da 9 a 7. L’ipotesi che i pubblici debbano rinunciare alle loro prerogative sull’elezione del presidente non piace a Cgil, Cisl e Uil: «Non vorremmo assistere a uno scambio nel quale si barattano prerogative pubbliche in cambio di investimenti, ancora non si comprende di quale entità, da parte dei soci privati».