Corriere di Bologna

Due ruote anni 50 per un cult ritrovato

di P. Di Domenico a

- Piero Di Domenico © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Imotori oggi non rombano solo alla Fiera con il Motor Show ma anche sul grande schermo del Lumière. Dove alle 20 torna a fare capolino una rarità del cinema italiano, riscoperta da una giovane casa di distribuzi­one bolognese, la Rodaggio Film di Alessandro Marotto e Silva Fedrigo, realtà pressoché unica in Italia che si occupa di film dedicati alle due ruote. Un filone che non passa solo per Harley Davidson e road movie americani, per Easy Rider e Steve MCQUEEN.

Anche il cinema italiano vanta un suo autentico cult, già citato nel volume Due ruote e una manovella di Marina Cianferoni. I fidanzati della morte, diretto nel 1956 dal marchigian­o Romolo Marcellini, si potrà vedere questa sera alle 20 al Lumière di piazzetta Pasolini, introdotto dallo stesso Marotto. Interpreta­to da una giovanissi­ma Sylva Koscina e da Rik Battaglia, vero nome Caterino Bertaglia, presente in oltre 100 film a partire da La donna del fiume di Mario Soldati con Sophia Loren, per proseguire con Sergio Leone e addirittur­a Vincente Minnelli.

Con loro Hans Albers, noto per interpreta­zioni come L’angelo azzurro accanto a Marlene Dietrich. Il film è una storia di rivalità e passioni brucianti nel mondo folle e pericoloso delle due ruote, con riprese delle gare assolutame­nte moderne per il tempo anche grazie alla consulenza di un pilota autentico come Bruno Francisci della Gilera. Erano gli anni epici in cui Guzzi e Gilera dominavano la scena mondiale delle corse, con numerose scene prese dalla durissima Milano-Taranto, gara che per pericolosi­tà è stata messa a confronto con il Tourist Trophy dell’Isola di Man.

Nel film appare anche lo spettacolo del «muro della morte», che fino agli anni 80 era ancora possibile incontrare nei luna park italiani e che sta tornando in auge in altre parti d’Europa, oltre alle folli gare di sidecar «per soldi» sulle piste di terra battuta tedesche. Proprio perché ritenuto perduto, il film è attesissim­o dai tanti appassiona­ti delle due ruote, di Bologna e non solo. «I piloti — sottolinea Silva Fedrigo di Rodaggio — ci sono proprio tutti. Oggi noi dobbiamo andare a cercarceli, ma per il pubblico di allora erano riconoscib­ilissimi, dal colore del casco o dalla postura in moto. È un po’ come se oggi, in un film di fiction, ci fossero Rossi, Marquez, Lorenzo, Iannone, Biaggi e Pedrosa, più gli altri primi venti della classifica. I grandi di quel tempo, tra cui il mitico Liberati, il cavaliere d’acciaio, e Lorenzetti, entrambi campioni del mondo». Il film rappresent­a la summa del motociclis­mo degli anni 50, riportato in vita grazie al laLa voro investigat­ivo della società bolognese, che ha consentito alla Rodaggio di mettere le mani su due copie, di cui una in buono stato, di un film da tempo ritenuto un autentico miraggio.

«Gli abbiamo dato la caccia — continua la Fedrigo — per due anni. Poi è sbucata una copia a Bologna, molto massacrata. E infine, finalmente, una copia positiva a Roma. Una copia dogana mai partita, quindi in ottime condizioni. E da questa vorremmo partire per il restauro, progetto che lanceremo a breve, visto che soprattutt­o dall’estero sono letteralme­nte impazziti. Appena abbiamo messo il trailer online abbiamo avuto 100.000 hits su Facebook, oltre 50.000 visualizza­zioni in tre giorni e gente che ci scrive dai posti più impensati, dalla Grecia agli Usa. Dopo il restauro verranno prodotti anche i dvd del film».

Rodaggio nasce dalla passione dei due fondatori, coppia anche nella vita. Entrambi motociclis­ti, con vite profession­ali nel mondo del restauro cinematogr­afico e della pubblicità: «Avevamo condiviso — conclude la Fedrigo — la ricerca di film rari, vecchissim­i o strampalat­i per la mia tesi di laurea, che si occupava di donne in moto. Da lì si è poi deciso di proseguire con altri titoli, buttandosi in un’avventura abbastanza folle, quella di mettere insieme film, cultura delle due ruote e del viaggio. In realtà interpreta­ndo una tendenza in crescita, perché l’identikit del motociclis­ta è profondame­nte mutato negli ultimi vent’anni. Il suo profilo è sempre più quello di qualcuno alla ricerca di stimoli, che legge libri, vede film, cerca eventi di qualità e strizza l’occhio alla moda e al design».

Il cast Sylva Koscina e Rik Battaglia i protagonis­ti con la partecipaz­ione dei piloti dell’epoca

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