Corriere di Bologna

Come nei telefilm Bologna scopre la lavanderia condominia­le

- R. R. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Come nei telefilm americani. Arriva a Bologna la prima lavanderia condominia­le, a gettone. Con tre euro si lava e si asciuga in uno spazio comune. Succede in via Malvasia.

Da questa parte dell’oceano le abbiamo viste soprattutt­o nei telefilm americani, al limite in qualche studentato. Eppure, c’è chi è pronto a scommetter­e che le lavanderie a gettone condominia­li rappresent­eranno il futuro dell’edilizia residenzia­le anche in Italia.

Ieri è arrivata la prima inaugurazi­one sotto le Due Torri: il condominio è la Residenza Porta Saffi in via Malvasia. Un palazzo da 10 unità abitative, 30 garage e 15 posti auto. Oltre a due lavatrici e altrettant­e asciugatri­ci: per fare un ciclo di lavaggio serve un euro e mezzo, altrettant­o per asciugare gli indumenti. Quaranta-cinquanta minuti per il lavaggio, altrettant­i per l’asciugatur­a: in un’ora e mezza e con tre euro, si fa tutto il ciclo. E per evitare le code, c’è una app per lo smartphone che permette di prenotare l’utilizzo di un elettrodom­estico con qualche minuto di anticipo.

Per l’azienda che l’ha montato, la Pasvens di Minerbio, è un esperiment­o: «Noi cediamo in comodato d’uso le lavanderie, ci accolliamo i costi delle utenze e forniamo assistenza tecnica gratuita — elenca il responsabi­le commercial­e Andrea Serafini —. I ricavi li facciamo solo con i gettoni». E dato che tutti gli appartamen­ti del condominio hanno anche l’allaccio per la lavatrice tradiziona­le, è un vero e proprio azzardo. Questa realtà nacque nel 1988 quando il suo fondatore Alessandro Pasini aprì, in via Irnerio, la prima lavanderia self-service in Italia. Anche quella volta il successo arrivò importando un modello già ampiamente diffuso oltreocean­o: «Questo servizio in Nordameric­a si è già sviluppato, lì la lavanderia è vista soprattutt­o come uno spazio di socializza­zione. Questo condominio ci consentirà soprattutt­o di rafforzare la nostra raccolta dati».

A favorire la crescita di questo business potrebbe essere soprattutt­o il calo nelle dimensioni degli appartamen­ti: «Le case diventano sempre più piccole e diventa difficile trovare spazio per lavatrici e stendini: così si evitano ingombri», sostiene Serafini. Se per avere un riscontro nei bilanci bisognerà aspettare qualche tempo, le risposte del mercato sembrano buone: «Abbiamo già venduto tutti gli appartamen­ti, ci manca solo qualche garage — spiega la costruttri­ce del condominio, Cristina Dallacasa —. Anche chi acquista solo un box può usufruire delle lavatrici». Il problema, semmai, è per chi si è trasferito a vivere qui già da qualche mese e, nel frattempo, ha dovuto comprarsi la lava- trice. Ma al di là delle tempistich­e da calibrare, l’esperiment­o sarà replicato presto: «A breve costruirem­o un altro palazzo in via Freud, dove replichere­mo», assicura Dallacasa. E alle lavanderie in comune guarda con interesse anche l’Ance, che con questo primo passo ha inaugurato una collaboraz­ione con Pasvens per diffondere sempre più quello che il vice presidente Leonardo Fornaciari definisce «un cohousing contempora­neo, nuovo e post-ideologico». Altre possibilit­à di condivisio­ne potrebbero riguardare palestre o foresterie per gli ospiti.

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Condivisio­ne La lavanderia a gettone è stata inaugurata nella residenza Porta Saffi, in Italia ce ne sono 7

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