«Centrosinistra o lascio il Pd»
Merola nel libro con De Maria: «Resto solo se ci allarghiamo al progetto di Pisapia»
Il sindaco Merola chiede un centrosinistra unito, altrimenti è pronto a lasciare il Pd. «Se alla fine di questa avventura ci saranno due partiti io non aderirò né all’uno, né all’altro» dice il primo cittadino nel libro Insieme, scritto insieme a De Maria, edito da Pendragon e oggi in libreria. Sembra un riferimento alla scissione del Pd ma a leggere tutto il testo si comprende che il ragionamento sia più ampio. «Insieme a Pisapia — dice — va costruito un campo progressista dove si entra vincolandosi a un accordo di programma e alla prospettiva di realizzare un centrosinistra (movimento o partito) unico». Intanto in Emilia il partito perde pochi pezzi
Merola ribadisce il suo impegno per un nuovo centrosinistra insieme all’ex sindaco di Milano
In fondo l’ha sempre detto che i sindaci al secondo mandato hanno una maggiore libertà perché non hanno più niente da chiedere a nessuno. Ed è forte di questa libertà che il sindaco Virginio Merola, nel libro Insieme scritto con il deputato dem Andrea De Maria (da oggi in libreria per Pendragon), si è spinto fino a dire che senza un nuovo progetto di centrosinistra è pronto a lasciare il Pd. «Insieme a Pisapia — si legge a pagina 70 — proponiamo un campo democratico e progressista proprio per dire una cosa: l’idea che per fare una coalizione, cioè per stare insieme, occorra restare divisi è veramente un ossimoro. O il Pd si concentra sulla sua cultura popolare condivisa, oppure il Pd è destinato a perdere. Se alla fine di questa avventura ci saranno due partiti io non aderirò né all’uno, né all’altro».
La doppia intervista realizzata dal giornalista Aldo Balzanelli a Merola e De Maria è precedente alla scissione del Pd che si sta consumando in queste ore e la domanda a cui risponde Merola verteva proprio sull’eventualità di una divisione del Pd. Insomma, a prendere alla lettere le parole di Merola si potrebbe arrivare a dire che a scissione consumata lui non starà con nessuno dei due. Nel frattempo però la spaccatura è stata consumata davvero. Ma il ragionamento del sindaco è un po’ più largo e non circoscrivibile all’attualità di queste ore e lo si evince da un altro passaggio del libro. «L’Ulivo — si legge a pagina 28 — è stata una grande idea ma aveva un limite: era una coalizione non impegnata a un obiettivo comune vincolante. Allora quando dico che serve un campo progressista democratico intendo che l’ispirazione originaria di riunire tutte le forze riformiste deve allargarsi, appunto, al fatto di un campo dove si entra vincolandosi a un accordo di programma e anche alla prospettiva di realizzare un centrosinistra (movimento o partito) unico. Che sia capace di superare quella dannazione storica per cui la sinistra si fa del male da sola».
Insomma, una coalizione non basta: serve qualcosa di più. L’orizzonte disegnato da Merola ha una sua valenza politica, soprattutto in tempi come questi con un sistema politico completamente rivoluzionato. Ma trovare l’alchimia del centrosinistra non è mai stato un gioco semplice: basta ricordare che Romano Prodi è stato mandato a casa due volte e che prima con la giunta Cofferati e poi con la giunta Merola le coalizioni di centrosinistra sono saltate. Che il ragionamento del sindaco sia più ampio lo si deduce anche da quanto ha dichiarato ieri sulla scissione del partito: «Pier Luigi Bersani mi ha deluso e una sua uscita dal Pd farà danni. Matteo Renzi, però poteva fare di più e capire le ragioni della minoranza». E ancora: «Non chiedetemi come va a finire. Io farò in modo di cercare fino all’ultimo di convincere che è un grave errore».
Per il resto il libro, che esce proprio mentre si consuma la scissione del Pd, dà conto delle ultime posizioni assunte pubblicamente dai due che, dopo il durissimo scontro avuto prima dell’inizio della campagna elettorale, hanno trovato una grande intesa su molti temi, a partire da quelli del lavoro. Per De Maria l’errore della sinistra «è stato quello di essere stata subalterna al neoliberismo visto che ha cercato di attenuarne le conseguenze e non lo ha governato». Vola alto il deputato del Pd, che critica la Terza via di Tony Blair dicendo che «le pari opportunità di partenza» si sono rivelate insufficienti per risolvere il problema. E anche Merola parla più volte di «redistribuzione della ricchezza», «governo dal basso» e «lotta per l’uguaglianza». Quest’altra narrazione è legittima e necessaria di fronte ai danni della crisi economica, ma nasconde una insidia: «Attenzione — ha detto Piero Fassino in Direzione— noi spesso parliamo della redistribuzione della ricchezza come se la produzione e l’accumulazione delle ricchezze che devono essere redistribuite siano qualcosa che comunque c’è. Non è così». Per poter redistribuire la ricchezza, insomma, bisogna prima crearla.
Virginio Bersani mi ha deluso e una sua uscita dal Pd farà danni Renzi però poteva fare di più