Corriere di Bologna

Ecco come un solo privato finanzia la ricerca sul cancro

- di Pier-Luigi Lollini*

Grazie alla generosità e all’impegno degli italiani nella lotta contro il cancro, anche quest’anno Airc, l’associazio­ne italiana ricerca sul cancro, riuscirà a finanziare la ricerca con una cifra imponente, 102 milioni di euro. Non è un exploit isolato: la media è stata di 100 milioni all’anno negli ultimi 6 anni. Airc non è soltanto il maggiore finanziato­re della ricerca italiana sui tumori, in molti anni è stato l’unico. Nei paesi sviluppati la ricerca sul cancro dipende in misura rilevante dai fondi pubblici, ma in Italia i finanziame­nti statali sono quasi scomparsi. Esemplare è il caso dei «Programmi di rilevante interesse nazionale» (Prin) del ministero della Ricerca (Miur), che fino a 10 anni fa erano un’importante fonte di finanziame­nto per tutta la ricerca italiana. I Prin dovevano essere stanziati ogni anno, ma negli ultimi 7 anni è capitato solo 3 volte, con somme così esigue che hanno potuto finanziare meno dell’1% dei progetti presentati. Nel 2015 i Prin avevano 32 milioni per tutte le «scienze della vita», a fronte dei 104 milioni con cui Airc nello stesso anno ha sostenuto la sola ricerca sul cancro. Insomma, se i ricercator­i italiani continuano a produrre risultati e nuove cure per i tumori lo dobbiamo ad Airc, ma il settore pubblico deve svegliarsi e riprendere il posto che gli compete nel finanziame­nto della ricerca del Paese.

*Commission­e Consultiva Strategica

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