Legge urbanistica, stretta finale Le categorie: va cambiata in Aula
La giunta regionale licenzia il testo della legge sull’urbanistica. Grillini e ambientalisti critici
La giunta regionale licenzia il testo, riveduto e corretto, dalla legge «taglia-cemento». Esulta l’assessore Raffaele Donini, padre della normativa, ma contro il provvedimento si sollevano voci dai fronti più diversi. Scontenti gli ambientalisti, dal Wwf a Italia Nostra, critici i grillini, dubbiosi anche Legacoop, Ance e Confesercenti che, pur apprezzando lo sforzo, ora puntano a far migliorare il testo in Aula.
La discussione sulla legge urbanistica passa dai convegni all’aula dell’Assemblea legislativa di viale Aldo Moro, dopo che la giunta del presidente Stefano Bonaccini lunedì sera ha dato il via libera al testo che porta la firma dell’assessore regionale Raffaele Donini. Così dopo un lungo iter di presentazione, che ha visto coinvolti Comuni, associazioni di categorie e ambientaliste, professionisti del settore, il percorso della legge entra nella sua fase clou.
Il testo definitivo presenta alcune modifiche rispetto alle ultime bozze circolate a gennaio, ma l’impianto principale resta immutato. È confermato il limite del 3% di espansione del territorio urbanizzato. Da questa quota restano fuori le opere pubbliche, gli insediamenti strategici di rilievo regionale (tipo quello della Philip Morris a Crespellano), l’ampliamento delle attività produttive esistenti e nuovi insediamenti residenziali collegati a interventi di rigenerazione urbana. In una prima bozza di cui il Corriere di Bologna aveva dato conto, la legge permetteva alle aziende di espandersi anche in luoghi distanti dallo stabilimento principale. Ora invece il testo dice che i lavori andranno fatti «in area di pertinenza o in lotto contiguo». E chi non ha uno spazio vicino a disposizione, dovrà sottoporsi al tetto del 3%. Altra novità riguarda l’edilizia residenziale libera. Resta possibile costruire nuovi appartamenti fuori dal vincolo 3% ma solo se questi servono alla realizzazione di case popolari. La prima stesura della legge non prevedeva quote specifiche, mentre ora si dice che l’edilizia libera deve essere «minoritaria» rispetto a quella sociale.
Riguardo ai tempi, invece, i Comuni avranno cinque anni per «smaltire» tutto ciò che è previsto nei loro piani, i cosiddetti diritti acquisiti. In questo periodo di transizione chi vorrà realizzare le opere previste prima della legge deve presentare le fideiussioni e, altra novità degli ultimi giorni rispetto alle bozze circolate a gennaio, anche i termini perentori per assicurare la immediata attuazione dei lavori.
Per quel che riguarda il capitolo semplificazione, nessuna novità rispetto a quanto annunciato da Donini. La legge cancella gli strumenti di pianificazione attuali (Psc, Rue, Poc). Al loro posto subentrano il Ptr (Piano territoriale regionale), e poi per la Città metropolitana il Ptm (Piano territoriale metropolitano), per le aree vaste il Ptav (Piano territoriale d’area vasta) e il Pug (Piano urbanistico generale) per gli altri Comuni. I dettagli degli interventi saranno stabiliti tra pubblico e privato negli «accordi operativi». «Il nostro campo di sfida è migliorare ciò che abbiamo costruito e assumere come cardine uno sviluppo che guardi alla competitività e alla sostenibilità ambientale considerando il suolo come una risorsa limitata», ha commentato ieri l’assessore.
La legge, durante il suo percorso pubblico di presentazione, ha trovato tuttavia l’ostilità delle associazioni ambientaliste Italia Nostra, Legambiente e anche del Wwf, intervenuta ieri per dire che il testo prevede «troppe deroghe e scappatoie».
Resta tuttora contrario anche il Movimento 5 Stelle che nelle scorse settimane assieme al gruppo dell’Altra Emilia Romagna ha promosso un convegno dove un nutrito gruppo di urbanisti e docenti ha criticato il provvedimento. «È l’abolizione dell’urbanistica per come la conosciamo — ribadisce la consigliera regionale del M5S Giulia Gibertoni —. Così si cede la pianificazione pubblica ai privati». Nel testo finale, «l’elemento che va a peggiorare tutto — dice la Gibertoni — è la strana sparizione dell’obbligo di relazione sui vantaggi economici che i privati ottengono dall’accordo, che consentiva trasparenza e una migliore negoziazione». Ma al netto della ferma opposizione dei grillini e del consigliere regionale Piergiovanni Alleva dell’Altra Emilia Romagna, il gruppo Pd pare compatto nel dare il suo via libera definitivo alla legge quando nelle prossime settimane passerà al vaglio dell’Assemblea legislativa.
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